Avellino: il presidente Anpi identificato dalla Digos
Uno strano 25 aprile quello di Avellino. Dove il presidente provinciale dell'Anpi viene identificato dalla Digos.
Curiosità che meriterebbe qualche spiegazione. Un deputato della circoscrizione si farà carico di di chiederle chiedendo al Ministro degli interni? Speriamo di sì.
Anche perché il racconto di quanto avvenuto è abbastanza inquietante sul tasso democrazia dei dirigenti della polizia locale.
Ecco il racconto di Giovanni Sarubbi.
"Ho partecipato insieme ad una delegazione dell'ANPI Irpina, alla cerimonia ufficiale di commemorazione del 25 aprile. Eravamo in tre, io il presidente dell'ANPI e la figlia di un partigiano che fa parte del direttivo della sezione.
Avevamo una bandiera dell'ANPI ed una bandiera della pace. Io portavo la bandiera della pace, la figlia del partigiano quella dell'ANPI. Qualcuno delle associazioni combattentistiche presenti, che di solito occupano la scena in tali occasioni, ha fatto la faccia storta. C'è stato uno di loro che non voleva che io fossi vicino a lui con la bandiera della pace. Ad un certo punto un ufficiale dell'esercito mi è venuto vicino è mi ha detto:"Non voglio fare polemica ma lei non dovrebbe stare qui". Gli ho risposto:"Lei sta facendo polemica. Proprio lei, da soldato, dovrebbe dare valore alla bandiera della pace". Ha girato i tacchi e se ne andato. Abbiamo fatto tutta la manifestazione ma la bandiera della pace proprio non gli è andata giù.
La delegazione dell'ANPI, invitata ufficialmente dalla prefettura di Avellino, era posta proprio all'angolo di via Matteotti ad Avellino, dove si trova il monumento ai caduti e dove si è svolta la cerimonia di deposizione della corona di alloro, con minuto di raccoglimento del prefetto e del commissario del comune di Avellino. Io ero li a pochi passi, con la bandiera della pace in alto e ben visibile vicina a quella dell'ANPI.
Alla fine della manifestazione, a cui abbiamo assistito con il dovuto rispetto, siamo stati avvicinati da due funzionari della DIGOS che hanno chiesto i nostri documenti. È stato così identificato il presidente dell'ANPI e la figlia del partigiano membro del direttivo ANPI provinciale. Io non sono stato identificato perché già noto e schedato dalla Digos. A nulla è valso il mostrare al funzionario della Digos che ci identificava, l'invito scritto della Prefettura. "Abbiamo ricevuto un ordine", ci ha dichiarato. Ci siamo fatti identificare (io ero già noto). Il presidente dell'ANPI ha protestato, sottolineando che era la prima volta che gli capitava una cosa simile in vita sua, e lui di anni ne ha già molti. Io oramai non ci faccio più caso. Alla fine però, il funzionario della Digos che ci ha identificato ci ha offerto il caffè. Sono davvero brave persone quelli della Digos, almeno su quelli di Avellino posso testimoniare.
Da notare, nel discorso celebrativo della commissaria prefettizia di Avellino, la scomparsa di qualsiasi riferimento ai partigiani comunisti, che sono stati invece il nerbo di tutta la Resistenza, e persino di quelli cattolici. Sono stati citati solo gli azionisti, dando così una visione parziale e distorta della storia.
Anche i mezzi di comunicazione di massa dell'Irpinia, per lo meno quelli on-line, hanno accuratamente evitato di parlare dell'ANPI, invitata ufficialmente e presente con la sua bandiera. Anche dalle fotografie della manifestazione siamo stati cancellati, eppure eravamo li a pochi passi dal monumento ai caduti.
Brutto segno quando si censurano l'ANPI, la sua bandiera e la bandiera della pace, in una manifestazione che ricorda la Liberazione dal nazifascismo del nostro paese, quella Liberazione che ha poi dato vita alla nostra Repubblica.
Mi ha fatto impressione, infine, vedere giovanissime ragazze in divisa militare portare pesanti fucili mitragliatori per i saluti militari. Fa impressione vedere le donne, che sono la fonte della vita, imbracciare strumenti di morte e distruzione. È questa l'aberrazione, a cui è giunta la violazione costante della nostra Costituzione, da parte dei governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni, a cominciare dall'art. 11 e dall'art. 1, quello che fonda sul lavoro la nostra Repubblica, ma poi non sa offrire altro ai nostri giovani che il vecchissimo e orribile mestiere delle armi. Giovani mandati a morire in guerre che la nostra Costituzione proibisce.
Ed è proprio la Costituzione che poi, per un paio d'ore, abbiamo distribuito per il corso principale di Avellino, ricevendo apprezzamenti ma riscontrando anche sfiducia e critiche sulla sua non applicazione con la condanna netta per quanti, nelle istituzioni ai suoi massimi vertici, non la applicano o la tradiscono apertamente".