Giuseppe detto Beppe Ottolenghi
Era figlio di Giorgio Ottolenghi (Venezia 1877 - Milano 1959), socialista amico di Filippo Turati che era stato consigliere comunale a Milano con la giunta di Emilio Caldara dal 1914 al 1920, riparato in Svizzera nel gennaio del 1944 in quanto di origine ebraica. Il nonno Prof. Giuseppe Ottolenghi (Reggio Emilia 1845 - Venezia 1896) fu un benemerito del Risorgimento nazionale in quanto volontario nella guerra del 1866, professore di matematica e commediografo a Venezia.
Con il falso nome di Antonio Maugeri per non mettere in difficoltà la famiglia fu attivo partigiano nella 110 brigata SAP (Squadre di Azione Patriottica) facente parte delle Brigate Garibaldi che operava su Milano.
Fu arrestato nel novembre del 1943 sotto l'accusa di due falsi partigiani di aver loro fornito delle armi e trasferito nel carcere di San Vittore. L'accusa era falsa in quanto i due erano agenti provocatori ma era effettivamente rifornitore di armi ai partigiani. Mantenne il falso nome di Maugeri nonostante i mezzi violenti e le percosse per indurlo a rivelare il vero nome.
Insieme ad altre sette persone detenute nel carcere di San Vittore per attività antifasciste (Carmine Campolongo, Fedele Cerini, Giovanni Cervi, Luciano Gaban, Alberto Maddalena, Carlo Mendel, Amedeo Rossin) il 19 dicembre 1943 fu condannato a morte dal Tribunale militare straordinario costituito dal generale Solinas, su ordine del ministro dell'interno della RSI Guido Buffarini Guidi e del capo della Provincia Oscar Uccelli, in quanto furono considerati “responsabili di omicidi, di rivolta contro i poteri dello Stato, d'incitamento alla strage, detentori di armi e munizioni, di apparecchi radio trasmittenti e di materiale di propaganda comunista” in rappresaglia per l'attentato in cui il giorno prima era morto il federale di Milano Aldo Resega e fucilato all'Arena Civica di Milano il 19 dicembre 1943.
L'accusa del Tribunale militare era infondata in quanto era stato arrestato prima dell'attentato a Resega ed era convinto in attesa della sentenza che sarebbe stato assolto.
La predeterminazione della condanna a morte è dimostrata dal fatto che l'Arena fu bloccata al pubblico da reparti militari alcune ore prima della sentenza del tribunale militare, come scritto nella sentenza citata della Corte d'Assise del 1946 con nota a pagina 40.
La 110a Brigata SAP, che contribuì alla liberazione di Milano dai nazifascisti, prese il nome di 110a Brigata Beppe Ottolenghi.
In ricordo dell'uccisione furono posti un cippo e una lapide all'Arena ed una lapide in via Poggi 13 dove abitava con la famiglia.