Giuseppe Robolotti
Comandante della Zona militare di Trieste nell'aprile del 1943, dopo l'armistizio oppose vanamente resistenza alle truppe tedesche. Sfuggito alla cattura e riparato a Milano, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia affidò a "De Micheli" (questo il nome di copertura del generale), il comando militare della Piazza nel capoluogo lombardo. "De Micheli" assolse all'incarico dal 1° ottobre 1943 al 25 maggio 1944, quando fu arrestato a Milano col generale Zambon e altri resistenti, nel quadro della cosiddetta "operazione dei generali". Robolotti fu incarcerato a San Vittore sino al mese di giugno, allorché i tedeschi decisero di tradurlo nel campo di concentramento di Fossoli. All'alba del 12 luglio i nazisti lo fucilarono nel Poligono di tiro nella frazione Cibeno di Fossoli con altri 66 patrioti. Congedandosi da un amico che rimaneva nel campo, "De Micheli" disse semplicemente: "Caro, cosa vuoi, la Patria mi vuole". A Cremona, sulla casa che sorge all'angolo con la via E. Sacchi, una lapide di marmo bianco ricorda così Giuseppe Robolotti: "Generale dell'Esercito Italiano, tempratosi in tre guerre all'ardimento ed al sacrificio, giunto all'età che ai prodi suole concedere meritato riposo, posto a scegliere tra servaggio e libertà scelse la libertà ed affrontò la morte".