Anna Maria Enriques Agnoletti
Aveva trascorso l'adolescenza e la giovinezza passando dalla città natale a Napoli, Sassari, Firenze, secondo gli incarichi universitari del padre. Dopo la laurea, conseguita nell'Ateneo toscano, aveva lavorato presso l'Archivio di Stato fiorentino, ma ne era stata espulsa con le leggi razziali, perché suo padre era ebreo. Battezzata nel 1938 (sua madre era cattolica), la giovane studiosa trova lavoro a Roma presso la Biblioteca Vaticana.
È a Roma che, insieme al fratello Enzo, si dà, dopo l'8 settembre 1943, alla Resistenza. Non soltanto è tra i dirigenti del Movimento cristiano sociale ma, spostatasi a Firenze, fa in modo che la sua organizzazione si federi in Toscana con il Partito d'azione. Da Firenze prende contatti con i gruppi della Resistenza operanti nel Livornese, in Lucchesia, nella Val di Chiana e in Val d'Orcia; organizza la trasmissione via radio di informazioni agli Alleati.
È tradita da un agente provocatore, accolto in casa dopo che si era presentato, spacciandosi per un ex ufficiale, a nome di "amici cristiano sociali di Roma". Con Anna Maria è arrestata, era il 12 maggio del 1944, anche la madre, che con lei viene incarcerata. Dopo qualche tempo la figlia viene condotta a Villa Triste. Qui Anna Maria viene torturata a più riprese nel corso di un interrogatorio, condotto dagli aguzzini della banda Carità, che si protrae per sette giorni e sette notti. Ma la giovane non parla. Ricondotta in carcere ne esce il 12 giugno per essere fucilata, insieme con altri patrioti, in località Cercina.