Manlio Gelsomini
Si era laureato nel 1931 e aveva intrapreso con successo la professione di medico. Chiamato alle armi, al momento dell'armistizio era in servizio come capitano medico di complemento. Sfuggito alla cattura tedesca, riparò sui monti del Viterbese e vi organizzò, con lo pseudonimo di "Ruggiero", una formazione partigiana collegandola al Raggruppamento bande "Monte Stella". Manlio Gelsomini, alla testa dei suoi uomini, sabotò le vie di comunicazione dei tedeschi e, in più occasioni, riuscì a distruggerne molti automezzi. Operava con il nome di copertura di "Fiamma" quando, il 13 gennaio 1944, un delatore riuscì a farlo cadere nelle mani dei nazisti, che lo trucidarono poco più di due mesi dopo. Alla memoria di Manlio Gelsomini è stata decretata la Medaglia d'Oro al Valor Militare con questa motivazione: "Fu tra i primi ad organizzare un movimento di resistenza armata nella zona dell'alto Lazio. Instancabile nella cospirazione e nella lotta partigiana; con fermezza d'animo, con l'ascendente personale e il generoso sprezzo della vita, durante i giorni del terrore nazifascista, fu di luminoso esempio ai propri dipendenti, donando fiducia ai timorosi e accrescendo audacia ai forti. Denunciato da una spia, fu arrestato e sottoposto per 76 giorni ad inumane, indicibili torture, serbando il più assoluto silenzio circa l'organizzazione di cui faceva parte. Barbaramente trucidato insieme agli altri martiri alle Fosse Ardeatine, donava, sublime olocausto, la sua vita fiorente per la salvezza dei compagni di fede e per il riscatto della Patria oppressa". A Manlio Gelsomini sono stati dedicati a Roma un Largo e un Viale.