Antonio Ayroldi
Nel 1925 Ayroldi era entrato nell’Esercito a Roma, come allievo sottufficiale dell’8° reggimento del Genio, specialità telegrafisti. L’anno dopo guadagnò la prima promozione, a caporale. Fece rapidamente carriera e nel 1933 divenne tenente. Quando scoppiò la guerra, fu inviato in Libia, e impiegato nel Comando del XX Corpo d’armata. Dal febbraio del ‘41 al dicembre del ‘42 partecipò alle operazioni di guerra in Africa settentrionale, meritando sul fronte la Croce al valor militare italiana e la Croce di ferro tedesca. Proprio in Africa maturarono le sue convinzioni antifasciste, come testimoniano le lettere alla famiglia.
Rientrato a Roma allo Stato maggiore, dopo l’8 settembre del ‘43, nonostante i bandi tedeschi e italiani, non si arruolò nell’esercito della Repubblica Sociale e si nascose per qualche settimana nella clinica “Bianca Maria”. A novembre entrò nella banda militare comandata dal colonnello Ezio De Michelis, che faceva parte del Fronte clandestino di Montezemolo. Il suo ruolo era importante: organizzò una rete di informazioni nella Capitale, teneva i collegamenti con le bande dei Castelli e del Lazio Sud, trasportava documenti e carichi di armi e munizioni.
Ricercato dalla polizia, il 2 marzo del ’44 Antonio Ayroldi fu arrestato dai tedeschi con altri partigiani e rinchiuso nel carcere di via Tasso, nella cella n. 11. Il 24 marzo fu fucilato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine. Dopo la Liberazione è stato decorato “alla memoria”.
(i.p.)