Tito Nobili Oro
Nel 1900 aveva già aderito al PSI e nei primi anni del XX secolo partecipò alle lotte contadine nella Bassa Umbria, divenendo molto popolare. Nel 1914, eletto consigliere provinciale, si fece promotore, durante la Prima guerra mondiale, di iniziative assistenziali a favore dei lavoratori. Nel 1920 Nobili fu eletto sindaco di Terni e negli anni della violenza fascista l’avvocato, diventato deputato socialista e segretario nazionale del PSI, fu più volte aggredito dalle squadracce fasciste. L’aggressione più grave la subì, dopo l’Aventino, quando, nei pressi di Todi, gli squadristi pestarono il parlamentare socialista e lo seviziarono per oltre due ore, lasciandolo in fin di vita e procurandogli lesioni che l’avrebbero poi reso cieco. Dichiarato decaduto dal mandato parlamentare, Nobili fu arrestato mentre ancora si trovava in ospedale e fu condannato a 5 anni di confino a Favignana. Radiato dall’albo degli avvocati, poté riprendere la professione forense soltanto nel 1934. Dopo la caduta di Mussolini, partecipò alla riorganizzazione del Partito socialista in Umbria e, dopo la Liberazione, fu nominato dal CLN presidente della Società Terni, riuscendo ad impedire il trasferimento a Genova degli stabilimenti siderurgici umbri e promuovendo l’attività dei Consigli di Gestione. Consultore nazionale, Tito Nobili Oro fu eletto nel 1946 alla Costituente e nel 1948 nominato senatore di diritto. Dai banchi di Palazzo Madama continuò la sua battaglia a favore del controllo statale sull’economia anche quando, alla fine del 1948, decise di dimettersi dalla presidenza della “Terni”. Dopo il 1953 Nobili lasciò la politica attiva e, rifiutando l’esperienza del centro-sinistra, si avvicinò alle posizioni politiche del PSIUP.