Fernando Tambroni
Aveva poco più di 18 anni quando si iscrisse al Partito Popolare Italiano del quale, a 24 anni, divenne segretario per la provincia di Ancona. Col fascismo al potere subì un fermo di polizia, ma successivamente aderì al PNF, del quale divenne centurione della Milizia contraerea. Tra il 1943 e il 1945 l’avvocato Tambroni (che nei primi anni della dittatura fascista non aveva esitato a difendere comunisti ed anarchici, accusati di sovversivismo per aver partecipato alle “giornate rosse” anconetane del 1926 e che fu uno degli artefici della costituzione della Democrazia Cristiana nelle Marche), non s’impegnò personalmente nella Resistenza, ma dopo la Liberazione, come esponente locale della DC raccolse una tale messe di suffragi elettorali che gli valse prima la nomina a deputato alla Costituente e poi l’elezione alla Camera nel 1948, nel 1953 e nel 1958. Considerato un “gronchiano” di sinistra, Tambroni (più volte sottosegretario e ministro) succedette a Scelba nella guida del Ministero degli Interni. La sua avventura politica terminò il 19 luglio 1960 quando il suo Governo (sostenuto soltanto da democristiani e missini), cadde per la reazione popolare al tentativo di far celebrare a Genova, Città Medaglia d’oro della Resistenza, il congresso del Movimento sociale italiano.