Isotta Gaeta
È morta nella sua casa che amava, di fronte al mare, sul golfo di Nizza. Con lei se n'è andata non solo una giornalista attiva ed esemplare, ma una donna determinata ad affermare anche il ruolo femminile nella società.
Era nata a Torino da una famiglia antifascista, da sempre all'opposizione del regime. Nella Resistenza. Isotta, giovanissima, fu staffetta partigiana.
Il suo impegno fu soprattutto per la libertà e la democrazia e mai esitò a contrastare tutti gli aspetti prepotenti e oscurantisti della politica e della società.
Anche per questo, fu sempre in prima fila per difendere l’autonomia e la professionalità dei giornalisti. Dalla parte di tutti quei colleghi che in qualunque parte del mondo venivano incarcerati per reati di opinione.
E, anche in Italia, si batté perché nelle carceri fossero fondamentali giustizia, equità e dignità della persona.
Nelle fila dell'area sindacale "Stampa Democratica" si impegnò in tutti gli organismi rappresentativi della categoria: nel Direttivo dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, della Fnsi, nelle commissioni sindacali, nella Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale, tra i vertici del Circolo della Stampa di Milano.
Prima di lasciarci era Presidente del Festival Internazionale Cinematografico a regia femminile “Sguardoaltrove”. A livello internazionale non mancò mai la sua presenza. Organizzò la prima visita di giornaliste in Cina. Creò la Rete Italiana delle Giornaliste Europee. Ideò il Coordinamento Europeo dei Circoli della Stampa. Ma sostenne anche iniziative in Francia e a Nizza in particolare, convinta che Francia e Italia avevano insieme un ruolo europeo.
Si adoperò perché fosse esaltato l’impegno dell’Esercito Italiano durante la seconda guerra mondiale a difesa delle comunità israelitiche. Volle che, a ricordo, sia nel Consolato Italiano a Nizza che a San Martin Vesubie, fossero poste lapidi a memoria dell’impegno umano del nostro esercito.
Non dimenticò mai il ruolo che ebbe di partigiana antifascista e, con Bianca Guidetti Serra e Lydia Franceschi pubblicò “L’Altra metà della Resistenza” per valorizzare l’importanza della donna nella lotta di liberazione.
Il Cmune di Cinisello Balsamo (Milano) nel 62° anniversario del 25 aprile la nominò “Giornalista Partigiana della 107° Brigata Garibaldi”.
Il presidente della FNSI Franco Siddi ricordando l’amica e collega scomparsa, la immaginò a 16 anni, giovane staffetta partigiana con moschetto e pistola Beretta insieme ad una Olivetti M40 - le sue armi di battaglia nella Guerra di Liberazione.
La Olivetti è stata da allora la sua prima compagna giacchè proprio nella Resistenza cominciò a fare la giornalista mettendo insieme una sorta di rassegna stampa compilata sulla base di notizie pubblicate da giornali o sentite alla radio come radio Londra. Siddi concluse: “Ci resta la sua perenne gioventù, la sua forza incrollabile e l’esempio di una storia vissuta nel profondo che lei radicava sempre nel ricordo della lotta di Liberazione dicendo: “e se fosse da rifare, lo rifarei”. (m.g.)