Sebastiano Presti
Sebastiano Presti, giovane ufficiale dell’esercito, si trova a Roma dal marzo 1943 come sottotenente in servizio permanente effettivo, assegnato al 58° Reggimento di fanteria della Divisione “Piave”, unità motorizzata schierata a difesa della città. Gli viene assegnato il comando di un plotone di mitraglieri posizionato lungo la via Tiburtina: è qui che, la mattina dopo l’8 settembre, assiste al passaggio della lunga colonna di auto civili che conduce i Savoia verso Tivoli e il costituendo Regno del Sud.
Nei giorni seguenti i soldati della “Piave”, per decisione del Comando militare della Capitale, sono di stanza prima a Villa Borghese, poi in una scuola vicino alla stazione Tiburtina, conservando armi e mezzi in dotazione. Il 23 settembre, però, una brigata di paracadutisti tedeschi irrompe nell’edificio obbligando i militari alla resa con la consegna degli armamenti. Sciolti i reparti, ufficiali e sottufficiali sono presi prigionieri e rinchiusi a Castel Giubileo, quindi a Ostia in una palazzina abbandonata.
Sebastiano, dopo alcuni giorni di totale inedia, ammassati in venti per camerata, infestati dalle cimici, con una brodaglia al giorno e un paio di fette di pane nero, comincia assieme a un amico a osservare con cura postazioni e movimenti delle sentinelle tedesche.
Individuata una guardia che si distraeva spesso per giocare con un cagnolino, una notte, i due si calano da una finestra al piano rialzato, attraversano il cortile senza esser visti, scavalcano il muro di cinta e si danno alla fuga nella campagna, fino a una casa colonica fiocamente illuminata dove vengono rifocillati e rivestiti con abiti civili. Presti inizia poi il viaggio verso la sua città, Fano, che riuscì a raggiungere in treno senza particolari difficoltà. Qui si unisce ai partigiani della Brigata Garibaldi “Lugli”, comandata dal Maggiore Antonio Severoni e operante nel Pesarese.
Sebastiano Presti si è congedato dall’Esercito Italiano con il grado di Generale ed è stato per tutta la sua vita prezioso testimone degli ideali di libertà e democrazia, era il presidente della sezione di Pesaro dell'Associazione Nazionale Combattenti della guerra di Liberazione inquadrati nei Reparti Regolari delle Forze Armate italiane, oltre che collaboratore assiduo e autorevole del mensile dell’ANPI Patria indipendente.