Gino Doné
Cresciuto in una famiglia di braccianti, dopo l'annuncio dell'armistizio Gino non esitò a schierarsi. Il ragazzo, entrato nella Resistenza come partigiano della "Missione Nelson", opererà sino alla fine della guerra, nell'area della laguna veneta. È agli ordini del "comandante Guido" (un ingegnere italo americano). Dopo la Liberazione, senza lavoro ma pieno di speranza, emigra in Canada. Nemmeno qui Doné riesce a trovare un'occupazione soddisfacente e decide di trasferirsi a Cuba, dove sposa Norma Turino Guerra. L'isola caraibica è ancora sotto la dittatura di Fulgencio Batista. Quando Doné ha modo di conoscere Aleida March (che sarebbe diventata la seconda moglie di Che Guevara), lei parla dell'ex partigiano italiano ai rivoluzionari cubani. È così che Gino finirà per essere l'unico italiano che parteciperà, dopo aver operato nella Resistenza in Italia, anche alla Rivoluzione cubana. Imbarcato sul "Granma", prenderà parte, infatti, alla liberazione di Cuba dall'oppressione di Batista. Della vicenda tratta il documentario di Enrico Coletti, presentato a Roma nel febbraio 2008 e in attesa di distribuzione. Alla proiezione del film, che ha per titolo Un italiano per Fidel, aveva assistito anche il protagonista. Doné, infatti, rientrato anni addietro in Italia dopo un periodo passato negli Stati Uniti, viveva con una nipote, Silvana, a Noventa di Piave, in provincia di Venezia. Gino Doné, registrato a Cuba come Gino Doné Paro, è spirato improvvisamente in una Casa di cura di San Donà, dove era stato ricoverato per esami clinici.