Zeno Rocchi
Nel 1921 lasciò il PSI e passò al PCd'I. Subì numerose aggressioni fasciste che ne minarono il robusto fisico e nel 1926 fu incarcerato con altri comunisti maceratesi, restando in prigione anche se fu poi assolto in appello. Con le Leggi eccezionali fasciste dello stesso anno, fu condannato al confino per un lustro, passando dalle Tremiti a Ustica e a Ponza. Malfermo in salute, fu "curato" col trasferimento al manicomio criminale di Aversa, dove, dopo una serie di iniezioni alla spina dorsale, ebbe compromesso anche l'uso normale delle gambe. Prosciolto anticipatamente dal confino per le sue condizioni di salute, Rocchi tornò a Macerata, dove riprese i contatti politici, per venire di nuovo arrestato nel 1935. Questa volta la condanna a 5 anni di confino fu commutata in ammonizione, ma Rocchi non desistette dal suo impegno che, dopo l'armistizio, lo vide lavorare per l'organizzazione del movimento partigiano. Per suo merito nacque il "Battaglione Primo Maggio" (comandato da Decio Filipponi, prima che assumesse il comando della Brigata "Val Fiastre"), di cui Rocchi fu infaticabile commissario politico.