Smuraglia: "Perché il 12 non ci saremo"
Qui di seguito la lettera aperta che il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia, ha inviato il 9 ottobre ai promotori della manifestazione del 12 ottobre a Roma.
Cari amici,
vi ringrazio di cuore per aver insistito sulla nostra partecipazione alla giornata del 12 ottobre e vi assicuro che sono veramente dispiaciuto di non poter essere con voi ad una manifestazione nella quale convergono obiettivi, sui quali c’è piena condivisione da parte nostra (difesa e attuazione della Costituzione; rafforzamento del “sentimento della Costituzione”, come base fondamentale della convivenza civile, sociale e politica), ed altre idee e prospettive, davvero più ampie.
Forse queste ultime vanno anche al di là della stessa volontà dei promotori, ma ci sono e su di esse, con tutta sincerità, non possiamo coinvolgere la nostra Associazione di cui dobbiamo salvaguardare l’identità, oltre alla tradizione ed a tutto ciò che ha significato e significa, per noi, la “nuova stagione” dell’ANPI.
Purtroppo, c’è stato un metodo, per arrivare a questa manifestazione, che non ha consentito di confrontarci e discutere su come proseguire dopo la manifestazione di Bologna del 2 giugno. Se ciò, invece, fosse stato possibile avremmo potuto disperdere – tutti insieme – gli equivoci (se tali sono) che si sono creati. Noi siamo convinti che ci sia, prima di tutto, da condurre una battaglia contro le riforme costituzionali che si vanno progettando e purtroppo sono già in cammino in Parlamento.
Questa battaglia non può essere solo di una parte dei cittadini, ma dev’essere la più estesa e condivisa possibile, anche per l’eventualità (tutt’altro che improbabile) che alla fine si debba ricorrere al referendum, per il quale non basta solo la partecipazione attiva della sinistra, ma necessita di una partecipazione davvero unitaria di tante cittadine e cittadini, perfino al di là delle loro specifiche convinzioni politiche. Tutto ciò che può dividere o isolare, in questo cammino, non ci troverà consenzienti, perché troppo rischioso e improduttivo.
Si è detto che siamo caduti nell’equivoco del “nuovo soggetto politico”. Possiamo dire senza iattanza che non siamo così ingenui da cadere negli equivoci e che è singolare il fatto che non ci saremmo, comunque, caduti da soli (non vi dice nulla il fatto che le nostre perplessità e riserve siano sorte in seno ad una Associazione come “Salviamo la Costituzione” a cui va il merito di aver sostanzialmente vinto il referendum del 2006; e il fatto che alla fine anche lì sia prevalsa la linea della non partecipazione?); per non dire di altre associazioni, anche assai importanti (la CGIL ad esempio) e attentissime alle tematiche della Costituzione, che il 12 ottobre non ci saranno.
Questo significa che qualcosa non ha funzionato, nelle dichiarazioni e in un sostanziale (anche se talvolta involontario) incoraggiamento a pensare che si potesse o volesse andare ben oltre il progetto originario. Abbiamo già fatto qualche esempio precedentemente, ma non è inutile farne altri ancora: “personalmente, penso che con questo lavoro non escludente potremo ricostruire i tratti di una sinistra costituzionale” (Rodotà); “non si tratta di fare un partito, ma una grande coalizione sociale per la democrazia e i diritti” (Bonsanti); “per trasformare questo Paese” (Landini); “vogliamo costruire un movimento di pressione … e creare uno spazio agibile da tutti i cittadini per porre una diversa agenda politica” (Rodotà); “c’è una grande domanda di sinistra, a cui dobbiamo dare risposta” (Landini).
Questi sono obiettivi squisitamente politici, legittimissimi, ma ben lontani dai propositi originali. Certo, si può accettare la dichiarazione che non si intende “costituire un partito politico”, ma non sembra ci sia grande differenza, se non terminologica fra quell’obiettivo e quello di costruire una “massa critica”, uno “spazio per cambiare politica”, una “grande coalizione sociale”.
In ogni caso, è nostra ferma intenzione proseguire, con tutti, quel cammino intrapreso il 2 giugno, al quale noi abbiamo dato allora un sincero contributo. Abbiamo già proposto che “Salviamo la Costituzione” si faccia promotrice di un incontro proprio per continuare ed andare avanti insieme, senza più equivoci, né escursioni oltre i limiti consentiti alle Associazioni che hanno una propria tradizione ed una propria identità da conservare.
E’ singolare che nessuno abbia, finora, raccolto l’invito e la proposta; sicché non è chiaro come si intenda proseguire e dare continuità a quella che appare, allo Stato, solo come una manifestazione di protesta. Ribadiamo con forza l’invito alla partecipazione e ad un cammino comune, partendo dai problemi e dai rischi più attuali per arrivare anche a chiedere, come da sempre facciamo, che la Costituzione venga attuata e realizzata sia nei principi e nei valori di fondo, sia nelle indicazioni perentorie che sui temi più rilevanti essa formula nei confronti di Governi e Parlamenti.
Un cammino che può essere fatto anche di momenti e di occasioni diverse, ma che tutti debbono contribuire a definire come un percorso veramente comune. Vogliamo assicurare a tutti coloro, iscritti e non iscritti all’ANPI, che ci hanno scritto e raccomandato di valutare tutte le ragioni e possibilmente di tornare sulla nostra decisione, che la Segreteria ha riflettuto a lungo, tenendo conto di tutti i contributi pervenuti, ma alla fine ha concluso che la prima decisione, adottata solo per tutelare la nostra Associazione, è l’unica che ci consentirà di proseguire anche dopo il 12 ottobre su un cammino che vorremmo condividere unitariamente, anche per il futuro. Con fraterni saluti e con un sincero e sentito “arrivederci”.
Carlo Smuraglia, presidente Nazionale ANPI