Appello dell'Anpi alla mobilitazione: il 24 novembre in piazza per difendere la Costituzione
Lettera aperta del Presidente Nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia, alle cittadine ed ai cittadini italiani.
“Riguardo alle riforme costituzionali si vuole togliere l’ultima parola ai cittadini su una norma di garanzia costituzionale (art. 138 della Costituzione). Mobilitiamoci insieme per impedirlo. L’ANPI invita tutti il 24 novembre, nelle piazze d’Italia, per un appuntamento con la Costituzione e propone a tutte le altre Associazioni un presidio da tenere nei pressi della Camera dei Deputati nei giorni immediatamente precedenti al voto (attorno al 10-11 dicembre)”.
La lettera
Care cittadine e cari cittadini, mentre si discute su tutto, sulla stabilità del Governo, sugli sbarchi in Sicilia, sulla decadenza di un uomo politico condannato con sentenza definitiva, sulla difficilissima situazione del lavoro in Italia, c’è un silenzio assordante, anche degli organi di informazione, su un tema di grande importanza perché investe la Carta fondamentale della nostra convivenza, la Costituzione. In questo quadro, anche di diffusa indifferenza, ci si appresta a compiere uno strappo vero e proprio alla nostra Costituzione e ad impedire ai cittadini di fare sentire la propria voce.
Fra poco più di un mese, la Camera voterà, in terza ed ultima lettura, le modifiche dell’art. 138 della Costituzione; e se lo farà con una maggioranza che superi i 2/3 non ci sarà la possibilità di promuovere un referendum. Finora, ci sono state manifestazioni, iniziative, lettere ai parlamentari, appelli; ma tutto è caduto nel vuoto e, se non si riesce, col contributo dei cittadini a cambiare le cose, sarà inferta una grave ferita alla Costituzione.
Sì, perché l’art. 138 della Costituzione, a cui si sta cercando di derogare, è collocato, nella Costituzione, tra le “Garanzie Costituzionali”; e prevede un rigoroso, ma garantista, sistema per le eventuali modifiche alla Costituzione. Questo si vuole modificare, delineando meccanismi sostanzialmente diversi, tant’è che lo stesso disegno costituzionale che si sta votando è intitolato garbatamente “Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali”.
Questo disegno di legge (che costituisce una deroga “straordinaria” all’art. 138) è inutile, ingiustificato e dannoso. Inutile, perché per fare le riforme già mature e su cui si dichiarano d’accordo tutti (riduzione del numero dei parlamentari, differenziazione del lavoro delle due Camere, riordino del sistema delle autonomie) basterebbero le procedure ordinarie, senza toccare, appunto, le “garanzie costituzionali”.
Non c’è alcun bisogno di istituire un nuovo Comitato, quando ogni Camera è dotata di apposita Commissione per gli affari istituzionali e costituzionali; e non c’è ragione di prescrivere tempi e modi al di là di quelli ordinari; dannoso, perché in pratica viene collocata all’ultimo posto, anziché al primo, la riforma della vergognosa legge elettorale vigente (che invece è urgentissima); perché si prevede di investire ben quattro titoli della Costituzione, per un complesso di una cinquantina di articoli, per eventuali modifiche alla forma di Stato, alla forma di Governo, alla struttura del Parlamento, al ruolo del Presidente della Repubblica, cioè un lavoro enorme e pericoloso (sullo sfondo, c’è il presidenzialismo o il semipresidenzialismo), oltretutto estensibile anche ad altre disposizioni della Costituzione (art. 2 del testo fin qui osservato).
È vano il tentativo di dimostrare che in tutto questo non c’è nulla di male o di grave, di accusare chi dissente di essere “conservatore” (laddove siano tutti d’accordo su alcune riforme, già mature, che si potrebbero fare in breve tempo e senza toccare né procedure nè garanzie) e di spiegarci che il disegno di legge prevede un vantaggio, cioè la possibilità di referendum in ogni caso, anche quando le modifiche siano state approvate con la maggioranza dei 2/3.
Sarà anche un vantaggio per il futuro, ma intanto non si applica proprio a questa legge che deroga ad una garanzia costituzionale, togliendo – ora e subito – la parola ai cittadini, nonostante si sia a perfetta conoscenza dei dissensi e delle contrarietà esistenti nel Paese e non solo da parte di autorevoli giuristi.
L’ANPI non ci sta; e per questo, mentre invita tutte le cittadine e i cittadini a riflettere, a informarsi, ad intervenire presso i parlamentari che hanno eletto, ha deciso di dedicare la tradizionale giornata del tesseramento, che quest’anno cade domenica 24 novembre, ad una grande campagna di informazione e di chiarimento sul tema, facendo di quella giornata un vero e proprio appuntamento diffuso per la Costituzione.
I cittadini potranno avvicinarsi ai banchetti ed ai gazebo, assumere informazioni, ricevere materiale, affinché siano consapevoli di ciò che sta accadendo e facciano tutto quanto sta in loro con l’ANPI e con tutte le altre Associazioni che si occupano di Costituzione, per impedire un autentico strappo a danno dei cittadini.
L’ANPI intende poi invitare tutte le altre Associazioni ad un presidio da tenere nei pressi della Camera dei Deputati nei giorni immediatamente precedenti al voto (attorno al 10-11 dicembre), per formulare una civile protesta, per esprimere contrarietà e per chiedere ai parlamentari che, quanto meno, se proprio devono approvare questo disegno di legge, lo facciano con una maggioranza inferiore ai 2/3 sì da consentire che l’ultima parola spetti ai cittadini, col referendum.
Tutti gli organismi nazionali e periferici dell’ANPI sono mobilitati fin d’ora perché l’intero mese di novembre sia dedicato a iniziative, incontri, manifestazioni per impedire, nei modi consentiti dalla legge, che si consumi questo ennesimo attacco alla Costituzione, con evidente danno per i cittadini e per la stessa democrazia.
Carlo Smuraglia, presidente nazionale ANPI