Con le armi e con la penna
a cura di Marta Bonzanini, Interlinea, 2009, pp.187, euro 20,00
Una scelta di testi poetici composti in clandestinità e apparsi sulla stampa partigiana tra il settembre 1943 e il maggio 1945, conservati presso diversi Istituti italiani per la Storia della Resistenza. Altri testi riportati sono inediti, come quelli di Pedro Ferreira, trascritti dal muro del carcere torinese dove erano “graffiati” a matita, perché “non si combatte solo con le armi, bensì anche con la penna” (dal foglio “Baita”).
“Più che mai ora abbiamo bisogno di memorie. Anche se da noi – scrive Mario Rigoni Stern – non ci sono dittature e fascismo ma l’oblio al quale ci porta il vivere contemporaneo. Andiamo allora a leggere le lapidi, le memorie, a pensare….”.
Il libro ricostruisce anche la storia dei periodici e dei fogli che hanno pubblicato le poesie: dalla “Staffetta azzurra” (Biellese/Valsesia/Ossola) a “Scarpe Rotte” (Val di Susa/Val di Lanzo/Canavese/Torino), a “Quelli della montagna” (Cuneo e le sue valli); dalla “Stella Tricolore” (Langhe e Monferrato) a “Il Ribelle” (Lombardia: Milano e Brescia), a “Carnia libera” (Friuli).
Scorrendo le pagine di questo libro, emerge che i partigiani scrivono di rado articoli di orientamento politico (compito di comandanti e commissari), piuttosto racconti,poesie, canzoni. In versi più che in prosa: gli autori, di estrazione sociale per lo più operaia e contadina, trovano infatti l’espressione congeniale nella poesia, dove la cultura popolare emerge a tratti, tra le crepe del “linguaggio ufficiale”.
Da una attenta analisi, questi versi clandestini si presentano come un insieme eterogeneo: si tratta, infatti, di voci uscite dal magma di una cultura orale che, in virtù della partecipazione a eventi straordinari, hanno sentito il bisogno di lasciare una testimonianza di sé.