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Due inverni, un’estate e la rossa primavera

Le Brigate Garibaldi a Milano e provincia (1943-1945).

Borgomaneri Luigi, Franco Angeli editore, 1995, pp. 496

Secondo l’Autore (figlio di un caduto della guerra di Liberazione) a Milano, dove operavano tutti i centri dirigenti clandestini della guerra di Liberazione, il passaggio alla lotta armata e il suo sviluppo non furono né facili né lineari. Con l’articolazione e la complessità del suo tessuto economico e sociale, la città visse azioni intense e drammatiche che in queste pagine trovano un’esposizione organica e ragionata, sulla base di una rigorosa documentazione. A dieci anni dalla prima, questa edizione è stata implementata sulla base di una nuova documentazione dell’archivio dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio.

Filo conduttore delle varie parti è il ruolo svolto dal Partito comunista, fin dal settembre 1943, per spingere alla lotta contro i nazifascisti, con il massimo consenso dei vari strati popolari della città e della campagna. Un problema arduo, non sempre risolto dai garibaldini, ma in cui rifulsero molti esempi di coraggio e di rigore morale che saldarono la generazione che aveva lottato per vent’anni nella clandestinità a quella che si dedicò poi, fra altre difficoltà, alla costruzione della democrazia dell’Italia libera.

In epigrafe al libro (pubblicato nell’ambito delle celebrazioni del 50° anniversario della Liberazione) è riportato un pensiero di Julius Fucik, eroe e dirigente della Resistenza cecoslovacca, impiccato a Berlino l’8 settembre 1943, che dice: “Vi chiedo una sola cosa: se sopravvivete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi. Un bel giorno oggi sarà il passato e si parlerà di una grande epoca e degli eroi anonimi che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi. Erano persone, con un nome, un volto, desideri e speranze, e il dolore dell’ultimo fra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini come persone che abbiate conosciuto, come membri della vostra famiglia.