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I prigionieri italiani negli Stati Uniti

di Flavio Giovanni Conti, Ed. il Mulino, 2012, pp.541, euro 28,00

La singolare esperienza dei prigionieri italiani negli Stati Uniti costituisce l’oggetto dell’indagine di questo saggio, che analizza le vicende belliche, diplomatiche, politiche, sociali e umane di questi militari. La loro storia è ricostruita nei molteplici sviluppi, a partire dal momento della cattura fino a quello del rimpatrio.

Il trattamento loro riservato dagli americani è esaminato in tutti i suoi aspetti, dalle condizioni del vitto e degli alloggi alle cure sanitarie, alle attività intellettuali e ricreative, all’articolata serie di relazioni che si crearono con la popolazione civile e con le comunità italo-americane.
Un’ampia parte dello studio è dedicata alla descrizione delle vicende in molti campi di detenzione (Camp Clark, Missouri; Camp Florence, Arizona; Camp Como, Mississippi; Camp Hereford, Texas; ecc.), scelti non solo in base alla grandezza, ma anche per alcuni aspetti specifici che li caratterizzarono, in modo da fornire un quadro rappresentativo delle particolari modalità di prigionia.

Gli eventi successivi all’8 settembre 1943 e alla cobelligeranza avevano provocato contrasti e una divisione tra i prigionieri: da una parte quelli che aderirono alla cooperazione con gli americani, che erano la maggioranza, dall’altra coloro che si rifiutarono di farlo. Si determinò così la separazione dei prigionieri e la loro dislocazione in distinti campi, per i cooperatori e per i non-cooperatori. A questa opposizione è collegato il diverso giudizio espresso dai prigionieri sulla loro esperienza americana: in generale fu positivo, fatta eccezione per alcuni reduci che rifiutarono di cooperare.

Ogni campo ebbe una sua storia, segnata da queste divisioni, ma anche da altri fattori: la differente collocazione geografica, l’esistenza o meno di comunità italo-americane nell’area, l’atteggiamento dei comandanti americani, la presenza di ufficiali o di numerosi generali detenuti. All’interno della ricostruzione della vita dei campi, non poteva essere trascurato il fenomeno delle fughe, tipico della prigionia.

Tra le tante esperienze riportate, si distingue quella vissuta dai prigionieri a Hereford che mantennero forti legami sia tra loro sia con gli americani. Alcuni prigionieri tornarono dopo alcuni anni a visitare il campo. Molti raccontarono la loro esperienza nei libri di memorie: lo scrittore Giuseppe Berto narrò le vicende della prigionia in “Il cielo è rosso”, pubblicato nel 1947, che aveva cominciato a scrivere proprio a Hereford; il giornalista Gaetano Tumiati in “Prigionieri nel Texas” (1985).

Numerosi prigionieri di quel campo si distinsero in seguito in vari settori della vita italiana: gli artisti Alberto Burri ed Ervardo Fioravanti; il musicista Mario Medici; il magistrato Dante Troisi (scrisse diversi romanzi e racconti ed è ricordato per il suo “Diario di un giudice”); il matematico Mario Baldassarri; Augusto Marinoni, studioso di Leonardo da Vinci.