Il mondo è una prigione
di Guglielmo Petroni, Feltrinelli, 2005, pp.142, euro 7,00
Tra il 3 maggio e il 4 giugno 1944, a Roma, lo scrittore Guglielmo Petroni è arrestato dai nazifascisti e condotto in carcere, dove subisce interrogatori e torture. Finchè, con l’arrivo degli Alleati, è salvato dalla condanna a morte e può fare ritorno a Lucca, sua città natale. Nuovamente libero, affronta il faticoso viaggio verso la Toscana, in preda a una sorta di smarrimento esistenziale e di spaesamento. Rievoca il tempo appena trascorso e ne ricava il dubbio che, forse, in assenza di una vera comprensione del prossimo e di vicinanza reciproca, non solo il carcere, bensì tutto il mondo si rivela una prigione.
Scritto tra il 1944 e il 1945, più volte ristampato, il libro è considerato tra i migliori esempi di memorialistica resistenziale, resa con una scrittura di tradizione toscana, in cui le immagini della sofferenza e dell’ingiustizia acquistano fermezza e vigore.