La costituente: storia di Teresa Mattei
Patrizia Pacini, Edizioni Altraeconomia, 2011, pp. 222, euro 16,00
“La cosa più importante della nostra vita è aver scelto la nostra parte”: in queste parole si riassume la storia “partigiana” di Teresa Mattei, a Firenze (nome di battaglia Chicchi), eletta all’Assemblea Costituente con il PCI a soli 25 anni, “madre” della nostra Costituzione e ideatrice della mimosa, simbolo dell’8 marzo (Festa della Donna).
Teresa Mattei, oggi novantenne (è nata a Quarto nel 1921), di famiglia antifascista, fu espulsa da tutte le scuole del Regno per l’esplicito rifiuto delle leggi razziali; staffetta partigiana, discute la tesi di laurea mentre è inseguita dai tedeschi; è catturata mentre trasporta a Roma i cliché de “l’Unità”. La sua storia “partigiana” ha ispirato il regista Roberto Rossellini, per un episodio del film “Paisà”.
Teresa Mattei cominciò l’attività resistenziale nel 1937, con il padre e i fratelli, stampando e affiggendo manifesti contro le guerre di conquista e partecipando alle iniziative di Giustizia e Libertà. Col tempo dirà: “La Resistenza era fatta anche di piccole cose, che cominciarono molto prima dell’8 settembre, molto prima del 10 giugno ‘40”.
Si oppose alla linea di Togliatti, senza mai deflettere dai suoi principi e fu espulsa dal partito, nel 1955.
Oscar Luigi Scalfaro, Presidente emerito della Repubblica, che con Teresa Mattei ha vissuto l’esperienza unica dell’Assemblea Costituente, la ricorda così: «…con grande ammirazione per la puntualità e la saggezza. Non ho mai riscontrato in lei atteggiamenti faziosi o polemici, ma anzi una maturità molto anticipata, anche per la fermezza dimostrata di fronte al suo partito. La scelta di Teresa è stata di percorrere la strada della difesa dei deboli, per tutta la vita. La mia stima per una donna che ha fatto cose molto belle non inizia oggi, ma continua – da allora – con molto affetto».
Nell’intervista a Valerio Onida, docente di Diritto costituzionale a Milano (è stato Presidente della Corte Costituzionale), è stata posta la domanda: “Qual è l’eredità che persone come Teresa Mattei lasceranno?”. Questa la risposta: «Un’eredità che va preservata. E va sottolineata la responsabilità degli eredi. Si tratta di valori che fanno parte della nostra vita ma sono tutt’altro che ovvii. Pensiamo alla visione di una società che sa prendersi cura di se stessa. Oggi il neo-individualismo appanna i valori di solidarietà che ne sono alla base. Per questo, rappresenta un patrimonio che richiede una cura particolare e il bisogno di ritrovarsi – anche in una società affetta da bipolarismo estremo – per prendersi cura di ciò che è comune. Se manca questa coesione una società non sta in piedi».