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La Resistenza in Italia. Storia e critica

di Santo Peli, Einaudi, 2004, pp.278, euro 18,00

Nella  prima parte del saggio, una sintesi degli avvenimenti della Resistenza in Italia, per ricostruire l’intreccio dei vincoli esterni e dei progetti politici, delle scelte etiche e delle casualità, dei problemi nazionali e internazionali e del localismo che sono alla base della guerra di Liberazione. Un humus che è stato nel tempo schematizzato o “appiattito” sugli avvenimenti finali, sia nella memoria e sia nel percepire storico.
La seconda parte approfondisce i punti ritenuti “critici” su ritardi e “distorsioni” con cui alcuni temi si sono imposti all’attenzione degli studiosi. Come la vicenda dei militari italiani internati in Germania. Nessuna storia generale della Resistenza, scritta prima degli anni Novanta, tratta questa vicenda – sottolinea Peli – come un argomento di rilievo, preferendo piuttosto alternare qualche cenno fugace sulla questione al totale silenzio (“Bisogna attendere il 1994 perché una aggiornata storia della Resistenza dedichi finalmente alla vicenda otto pagine” ).
Altro punto sviluppato riguarda la “Resistenza civile”. Precisa Peli che, attraverso le ricerche per rivendicare il valore resistenziale dell’esperienza degli internati, dei deportati e delle donne (armate e soprattutto disarmate), nella storiografia degli anni Novanta comincia a circolare questo concetto. Il punto di coagulo e di chiarificazione teorica è il saggio di Jacques Sémelin sulla “Resistenza civile” in Europa che, in modo piuttosto innovativo, si propone di studiare le “azioni concrete, condotte ed espresse collettivamente, volte a colpire un nemico chiaramente designato… attraverso la lotta delle sue principali istituzioni, o attraverso la mobilitazione delle sue popolazioni, o ancora con una combinazione di entrambe” . Per Sémelin la “Resistenza civile” è tale, dunque, “solo se si esprime collettivamente”.
L’Autore fornisce così una serie di indicazioni di percorso – come il “Rifiuto della guerra” e “L’uso e gli effetti della violenza” – per riflettere sui “mutevoli destini della Resistenza dopo la Resistenza”.
 
  Cfr. 1) Gianni Oliva: “I vinti e i liberati. Storia di due anni: 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945”, Mondadori (pag.466-474).
  Cfr. 2) Jacques Sémelin: “Sans armes face à Hitler: la résistance civile in Europe. 1939-1943 », Payot, 1989.