La ribelle e il Papa Re
Claudio Fracassi, Mursia, 2009, pp.333, euro 18,00
Questo libro ricostruisce – in base a una rigorosa documentazione archivistica – la drammatica avventura personale e politica della “partigiana” (ante litteram) Giuditta Tavani Arquati, romana di Trastevere.
La sua storia, nella Roma di Pio IX, finì tre anni prima di Porta Pia, con Garibaldi alle porte e con la missione impossibile dei fratelli Cairoli.
Giuditta era al centro dell’organizzazione clandestina per liberare la città del Papa Re e per restituirla all’Italia. Accanto a questa figura se ne muovono tante, tutte animate dallo spirito risorgimentale. Storie prima separate, poi intrecciate tra di loro, in quei giorni convulsi e dolorosi dell’ottobre 1867.
Il più importante punto di ritrovo dei patrioti che preparavano l’insurrezione era in un lanificio in via della Lungaretta, vicino all’ospedale di San Gallicano. Il proprietario, Giulio Ajani, era uno degli attivisti del Comitato d’azione, il più deciso tra i componenti dei nuclei sorti a Roma. E con lui: i tre figli, un gruppo di operai e di operaie e Francesco Arquati, direttore dello stabilimento e marito di Giuditta.
Il gruppo dei ribelli di Trastevere, raccolto attorno al lanificio, era formato da figure attive negli ambienti popolari: calzolai, cappellai, ebanisti, un sarto, un maiolicaro. Alcuni di loro erano usciti ed entrati di prigione per insubordinazione e propaganda; altri, sconosciuti alla gendarmeria e alle spie infiltrate in ogni ambiente, partecipavano a riunioni e davano supporto logistico, senza opporsi pubblicamente alle autorità.
La memoria di quei giorni è stata conservata a fatica. Sul muro esterno del lanificio – dove si erano asserragliati i ribelli di Trastevere che caddero sotto i colpi “di revolver e di fucile, e poi di baionetta” degli zuavi – fu apposta una lapide dedicata a Giuditta Tavani Arquati (“La mia famiglia – ebbe a dire ai suoi – crescerà nella libertà”). La targa marmorea, coperta con uno strato di calce dopo il Concordato del 1929 (l’associazione dedicata alla patriota era stata sciolta quattro anni prima dal fascismo), fu recuperata dopo la Liberazione ed è ora sormontata da un volto in rilievo di Giuditta. L’associazione si è ricostituita e ogni anno, il 25 ottobre, commemora l’eccidio.
Claudio Fracassi studioso di storia e dei meccanismi dell’informazione è stato direttore del quotidiano “Paese Sera” e del settimanale “Avvenimenti”.