Le campagne italiane e la Resistenza
a cura dell'Istituto Alcide Cervi, Grafis, 1995, pp.270
Nella “guerra di Liberazione” non c’è stata soltanto la lotta armata, ma anche la vicenda dei militari internati nei Lager per il rifiuto a combattere con i tedeschi e con i fascisti, e inoltre la “resistenza civile” della popolazione nel dramma di quei tempi. In questa particolare concezione di Resistenza, i contadini sono stati parte importante, per avere messo in atto forme antiche di solidarietà della comunità, accompagnate da nuove strategie di protezione, necessarie per la situazione di emergenza creatasi nell’Italia occupata.
I contadini combatterono la loro “resistenza civile” con aiuti clandestini, con le coperture logistiche nei confronti dei partigiani e con sotterfugi per contrastare l’occupante.
Un ruolo importante fu quello delle donne. Fondamentale l’opera svolta dalle staffette. Così cominciò una delle tante: “Un giorno mio padre mi chiamò fuori e mi disse: Tu faresti una cosa? Ma devi tacere con tutti, non dire assolutamente niente. Devi portare delle lettere dove ti dirò io. Per me fu una grande sorpresa, ma una sorpresa piacevolissima, perché potevo cominciare a sentirmi utile, ribollivo dentro di me, vedevo questo stato di cose che peggiorava di giorno in giorno, senza potere fare niente”.
A testimonianza dell’apporto valoroso dei contadini alla lotta per la Liberazione, ricordiamo che nell’Abruzzo-Molise un forte gruppo di giovani, indignati per le prepotenze, gli incendi e le rappresaglie dei tedeschi, diventano partigiani, dando vita, dall’ottobre al dicembre 1943, alla Banda della Majella che, per descriverla nella sua spontaneità di volontari, fu battezzata la “Brigata degli straccioni” (“dagli abiti laceri e dalle scarpe rotte”), una formazione partigiana che avrà la forza di espandersi e di farsi conoscere dal comando dell’8a Armata inglese come gruppo autonomo di combattimento; una brigata partigiana che si copre di gloria in diverse battaglie attraverso alcune regioni italiane, fino agli Altipiani di Asiago.
Sfogliando le pagine di questo libro, troviamo che il 7 giugno del 1944, quando ormai gli alleati avanzavano rapidamente verso l’Umbria, i contadini di Agello, armati di forconi e di vanghe, stanchi dei soprusi subiti dai tedeschi che saccheggiavano le case e che razziavano il bestiame, si rivoltarono. Ci fu una dura battaglia in località Montebono dove 10 contadini rimasero uccisi e molti altri feriti.
In sintesi va ricordato che “questa guerra di Liberazione – come sottolinea la storiografia – è la prima guerra che i contadini italiani hanno sentito come guerra nazionale e alla quale hanno partecipato come volontari”. A questo proposito, Arnaldo Nesti nel suo intervento (“Società e partecipazione: aspetti della moralità contadina”) aggiunge che non solo i contadini ma anche le contadine hanno svolto spesso un ruolo di primo piano, contribuendo “a ridare il senso di una dignità ritrovata a una nazione umiliata”.
A supporto dei vari interventi, i curatori hanno utilizzato un’ampia documentazione fotografica. A campione, vediamo: prigionieri inglesi sfuggiti alla detenzione, in abiti da lavoro, ospiti di contadini nel Parmense; una contadina di Biadamano (Torino) ritratta con il figlio insieme a tre russi e un ebreo, ospitati durante la Resistenza; un recupero, in un campo predisposto a zona di lancio, di bidoni e sacchi lanciati dagli aerei alleati, per il rifornimento delle brigate partigiane operanti al Nord (alla raccolta – è annotato – contribuiscono i contadini del luogo).
Il libro è strutturato in tre parti. Nella prima sono riportati gli interventi storici e sociologici: “Profilo territoriale e socio-economico dei precedenti storici”; “I contadini fra guerra e Liberazione: settecento giorni di cronaca”; “Solidarietà e partecipazione: aspetti della moralità contadina”. Nella seconda (“Tracce di ricerca”), in evidenza: “Il mondo contadino ligure e la protezione di partigiani, soldati stranieri ed ebrei”; “Mondo cattolico e Resistenza nelle campagne reggiane”; “Partigiani e cultura contadina nel Basso Piemonte”. Nella terza (“Note antologiche”), una raccolta di significativi brani letterari e storici, ripresi da romanzi e da saggi: il primo è tratto da “Agnese va a morire” di Renata Viganò (la Resistenza è vista attraverso gli occhi e i pensieri di una anziana contadina); a seguire, testi di Davide Lajolo, Gaetano Salvemini e Ferdinando Camon.
Il libro è stato realizzato sotto l’egida del Comitato nazionale per le celebrazioni del cinquantennale della Resistenza e della Guerra di Liberazione, con l’Alto Patronato del Capo dello Stato, ed è stato ideato e preparato da un gruppo di lavoro appositamente incaricato dall’Istituto Alcide Cervi.