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L’uomo che sfidò Mussolini dal cielo

di Gino Nebiolo, Rubbettino editore, 2006, pp. XII-300, euro 18,00

Venerdì 11 luglio 1930: tra mezzogiorno e l’una; cielo di Milano; nuvole alte coprono a tratti il sole. A bassa quota appare un piccolo aeroplano grigio-argento, un Farman. Improvvisamente comincia una nevicata di manifestini bianchi, rossi e verdi. I volantini sono intestati “Giustizia e Libertà” e invitano i milanesi a protestare, manifestando il dissenso nei confronti del regime. L’audace pilota è Giovanni Bassanesi. Il libro racconta la sua incredibile storia, quella di un giovane antifascista che a 22 anni decide di lasciare Aosta (dove è nato il 27 marzo 1905) per la Francia, perché insofferente per le leggi del regime. Espulso nel 1929, per avere lanciato manifestini antifascisti, durante uno spettacolo di Mascagni a Parigi, ottiene di poter tornare in Francia.

A Parigi lavora come fotografo. Conosce Carlo Rosselli e Alberto Tarchiani. Milita nella Lega italiana per i diritti dell’uomo (LIDU). Con Alberto Tarchiani e Carlo Rosselli, capi di “Giustizia e Libertà”, e l’aiuto di alcuni socialisti ticinesi, progetta il volo su Milano. Impara a volare. Prende il brevetto di pilota. L’11 luglio 1930 decolla da Lodrino (nel Canton Ticino) con un compagno di volo, Gioacchino Dolci. L’aereo era stato acquistato da Carlo Rosselli. I volantini lanciati invitano i milanesi a “Insorgere” e a “Risorgere”, ricordando le cinque giornate del 1848. L’appello iniziale: “Italiani milanesi non fumate”.

Seguiva un incitamento risorgimentale: “I milanesi del ’48 hanno iniziato la campagna contro l’Austria astenendosi dal fumo… La parola d’ordine sia: chi fuma è fascista; viva la libertà; un pensiero libero nell’Italia libera!”.
Rientrato nel Canton Ticino, dopo aver lasciato Dolci, riparte per la Francia, ma il velivolo precipita urtando il massiccio del Gottardo. Riesce a salvarsi miracolosamente. Il Consiglio federale svizzero, però, decide di perseguirlo (insieme a Tarchiani e Rosselli) per violazione di un decreto sulla circolazione aerea.

Il processo si svolge a Lugano (17-19 novembre 1930), davanti alla Corte penale. È condannato a quattro mesi di carcere; Tarchiani e Rosselli sono assolti. Il 28 novembre 1930 il Consiglio federale decide l’espulsione dei tre dalla Svizzera. Una mozione, presentata al Consiglio nazionale dal socialista Robert Grimm, con la quale si chiedeva il ritiro dell’espulsione, è respinta.

Il 12 dicembre 1936, da Nizza, Bassanesi parte per la Spagna, come fotoreporter nella Guerra civile in corso. Viene arrestato tre volte, accusato di essere un agente provocatore. L’8 giugno 1939 torna in Italia, consegnandosi alle autorità fasciste.
Il 1° settembre 1939, Bassanesi e sua moglie sono nuovamente arrestati, per aver diffuso volantini inneggianti alla pace. La moglie è graziata, ma Bassanesi è rinchiuso in manicomio e i figli trasferiti in un istituto. Dopo due anni e mezzo, la moglie riesce a ottenere la custodia del marito. Bassanesi rientra così ad Aosta. È arrestato, per breve tempo, ancora due volte, prima della fine della guerra, come oppositore al fascismo e alla Repubblica di Salò.

Nel dopoguerra riesce a ottenere un posto di insegnante elementare; ma lo perde presto, per contrasti con la direttrice didattica. Ridotto in miseria, è ancora arrestato. Finisce nel manicomio di Montelupo Fiorentino, dove muore, il 19 dicembre 1947.

Gino Nebiolo è stato inviato speciale per “La Stampa”, la “Gazzetta del Popolo”, “Il Giorno” e altri quotidiani. È autore di numerosi saggi.