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Quando l’Unità era un grande giornale

Ibio Paolucci,  Melampo (2015), pag.210, Euro 15,00.

Ibio Paolucci, firma storica della cronaca giudiziaria de “l’Unità”, ripercorre la vita del giornale dagli anni Cinquanta del 1900, quelli della guerra fredda, fino alla fine del secolo. Lo fa attraverso le testimonianze, i protagonisti di quei tempi, gli articoli scritti su questioni cruciali del Paese. Rimbalza così l’eco ancora viva di alcuni decenni pieni di asprezze e di speranze, di una contrapposizione politica spesso ideologizzante, d’interessi di classe. Ma è anche l’eco della difesa delle istituzioni, per la quale Paolucci svolse un ruolo importante.
Nella prefazione, Nando dalla Chiesa scrive che il libro è la testimonianza di un’epoca finita, di un giornale che ha rappresentato classi e generazioni, in cui si staglia nitido il profilo di uno di quei giornalisti “fortunati” che non si accontentò del proprio ruolo di cronista e di narratore di una importante testata, ma scelse di metterlo al servizio del suo Paese.
L’Autore ricorda subito, nelle prime righe del libro, che era il 1950 quando cominciò a fare parte del giornale. Tornò ad essere redattore de “l’Unità” nel novembre 1961. Dal 1958 a quella data, era stato a Varsavia, per dirigere la redazione italiana della Radio polacca. Prima ancora si era fatto le ossa come cronista dell’edizione ligure e, per un po’, anche come critico teatrale.
Tra fatti di cronaca da prima pagina e personaggi ormai registrati nella storia del giornalismo e della politica italiana, ci sono alcune belle pagine da antologia letteraria, come nella “Lezione del professor Ricci”. Al professore era piaciuto un tema dello studente Paolucci, tanto da farglielo leggere all’intera classe; alla fine gli disse: “È proprio bello quello che hai scritto, potresti diventare uno scrittore, se ti mettessi a studiare sul serio, non ti manca il talento”.
Tra i ricordi di particolari servizi giornalistici, spicca la serie di interviste fatte alla vigilia del “25 aprile”. L’Autore le ricorda, con una certa emozione, perché gli consentirono di avvicinare esponenti di rilievo della Resistenza: Luigi Longo, Pietro Ingrao, Giorgio Amendola, Giancarlo Pajetta, Arrigo Boldrini, Bruno Trentin, Gillo Pontecorvo e tanti altri.
Le interviste realizzate da Paolucci in tempi diversi, proposte nella seconda parte del volume, riguardano personaggi come Leo Valiani, Silvio Novembre (Maresciallo maggiore della Guardia di Finanza, stretto collaboratore di Giorgio Ambrosoli), Giorgio Bocca, Gillo Pontecorvo, Camilla Cederna.