Regina Coeli
di Silvio d'Amico, Sellerio editore, 1994, pp.127.
Nella nota in postfazione è evidenziato che l’Autore conservò nei cassetti della sua scrivania, senza mai pubblicarli, i fogli di questo diario dei diciotto giorni trascorsi in carcere, a Regina Coeli (Roma), dal 5 al 22 ottobre 1943, durante l’occupazione nazista.
Probabilmente fu scritto, quando tornato in libertà, d’Amico non rientrò in famiglia, temendo di essere nuovamente arrestato. Si nascose per otto mesi (prima presso amici e poi nella Casa Madre dei Padri Gesuiti). Risalgono certamente a quel periodo la stesura di un romanzo (“Prologo”, pubblicato postumo con il titolo “Le finestre di Piazza Navona”) e il brogliaccio di questo diario.
Gli interlocutori del nostro, i compagni di cella e d’infermeria, sono un campionario di umanità: detenuti politici o comuni, antifascisti e fascisti, giornalisti e avvocati, assassini e condannati per reati annonari, ladruncoli in attesa di giudizio. Tra i politici illustri ci sono quattro gerarchi che votarono l’ordine del giorno Grandi contro Mussolini, il 24 luglio, tre dei quali – De Bono, Gottardi, Marinelli – saranno fucilati a Verona insieme a Ciano e a Pareschi; il quarto, Cianetti, scamperà alla pena di morte. Nutrita la pattuglia dei giornalisti: Giorgio Giubilo (primo compagno di cella di d’Amico), Paolo Monelli, Ercole Patti, Virgilio Lilli.
Annota d’Amico: “Le frasi in tedesco che schioccano fin qua non devono essere tutte di guardie e sentinelle; anche detenuti tedeschi devono esserci (forse disertori riacchiappati, austriaci)… Ma la più parte sono di certo Italiani; fra i quali, alcuni marinai colpevoli d’aver affondato la loro nave invece di consegnarla ai Tedeschi…”.
Silvio d’Amico (1887-1955) è noto soprattutto come l’uomo del rinnovamento del teatro italiano negli anni tra il 1930 e il 1940. A lui si deve la fondazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e una “Storia del teatro drammatico”.