Achille Pellizzari
A soli vent'anni si era laureato in letteratura italiana, dopo aver studiato alla "Normale" di Pisa. A ventisette era già professore all'Università di Messina. Dopo un periodo di insegnamento in quella di Catania, Pellizzari nel 1919 si trasferì a Genova, dove unì l'attività di docente e di studioso all'impegno politico in campo cattolico. Deputato del Partito Popolare Italiano dal 1921 al 1924, il professore fu anche direttore del quotidiano cattolico di Genova Il Cittadino, sul quale pubblicò coraggiosi articoli contro il fascismo. Durante il ventennio, nonostante le violenze e le perquisizioni, tenne, anche nella sua casa, incontri di intellettuali democratici riuniti nel gruppo clandestino Tempesta. Nell'agosto del 1943, subito dopo la caduta di Mussolini, Pellizzari redasse un manifesto di condanna del regime e convinse 44 docenti universitari a firmarlo. Di quel documento si assunse l'intera responsabilità, quando la polizia della repubblichetta di Salò volle incriminare i firmatari. Il professore fu così escluso dall'insegnamento, privato dello stipendio e deferito al Tribunale speciale. Ultrasessantenne e malato, Pellizzari scelse la strada della lotta armata. Trasferitosi a Parma, contribuì all'organizzazione delle prime formazioni partigiane e assunse poi l'incarico di commissario politico del Comando operativo parmense. Quando, nella primavera del 1944, i partigiani liberarono la valle del Taro, Pellizzari fu nominato delegato civile presso il Comando italo-britannico costituito a Compiano. Il "Professor Prussia" (questo il suo nome di copertura), designò i dirigenti delle nuove amministrazioni democratiche della valle, ne organizzò i servizi, prese a scrivere su La Nuova Italia, giornale del "territorio libero" del Taro. Nell'agosto, quando una massiccia offensiva tedesca investì la valle, il professore si rifugiò nell'alto Pontremolese e qui, col nome di battaglia di "Poe", divenne uno dei due commissari politici del Comando unico parmense. Il 17 ottobre i nazisti attaccarono in forze al Bosco di Corniglio; caddero nello scontro sei membri del Comando, tra cui il comandante militare Giacomo di Crollalanza e Gino Menconi, che era arrivato da Parma per una riunione. Pellizzari, riuscito a salvarsi con altri sette partigiani, assunse poi, sino alla Liberazione, l'incarico di commissario del nuovo Comando unico formato a Belforte. Nel dopoguerra, Pellizzari, rientrato a Genova, fu designato rettore di quell'Università e, nel giugno del 1946, fu deputato della DC alla Costituente. Visse i suoi ultimi due anni divorato da un cancro. A Roma gli è stata intitolata una via. Nel 1975, a Maglie, è stato aperto in sua memoria il "Centro Studi Achille Pellizzari", nel quale sono anche raccolte molte delle sue opere letterarie. Di Pellizzari, che ha diretto sino alla morte la rivista Rassegna della Letteratura italiana, la casa editrice Ulrico Hoepli ha pubblicato, nel 1950, una sorta di summa dal titolo La biblioteca di Achille Pellizzari. Ogni anno, in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, i pontremolesi salgono al Passo della Cisa, dove, in prossimità di Berceto, è stato eretto nel 1990 un cippo in bronzo che, sotto un ritratto del valoroso partigiano, reca la scritta: All'On. Prof. Achille Pellizzari "Poe" - Commissario di guerra del Comando Unico Parmense - I Partigiani Cristiani - Incorruttibile sempre, anche nelle ore più buie dei tempi, visse i grandi ideali di religione, scienza e patria. Dalle cime di questi monti, dove egli lottò e sofferse, vigila il suo spirito immortale, presidio di libertà e giustizia.