Adolfo Serafino
Dopo essere stato allievo della Scuola militare di Milano, aveva frequentato l'Accademia di Modena. Nel 1940, sottotenente in s.p.e. degli Alpini, era stato assegnato alla Scuola di applicazione di Parma. Vi rimase sino alla primavera del 1941 quando, nominato comandante di plotone del Battaglione alpini "Pinerolo", fu mandato in Jugoslavia. Nell'estate del 1943, Adolfo Serafino era nella zona di Massa Carrara, come tenente comandante di compagnia del Battaglione "Val di Fassa".
Nei giorni seguiti all'armistizio dell'8 settembre, il giovane ufficiale, dopo essersi battuto contro i tedeschi in Toscana, raggiunse il Pinerolese. Qui, in seguito ad esplicito incarico dell'Alto comando del legittimo Esercito italiano, accettò di entrare nell'intendenza del neo costituito esercito della repubblica fascista di Salò. Sino al maggio del 1944, Adolfo Serafino riuscì a fornire preziosissime informazioni, ma finì per essere sospettato. Restò in carcere a Milano per due mesi.
Quando fu rilasciato, riuscì a sfuggire ai controlli e a raggiungere in Piemonte il fratello maggiore, Ettore, che combatteva contro i nazifascisti nelle formazioni partigiane autonome. Nell'autunno, Adolfo Serafino assunse l'incarico di capo di stato maggiore della Divisione alpina "Val Chisone": suo compito era mantenere il collegamento tra i vari reparti della zona. Cadde poche settimane dopo, combattendo contro i nazifascisti tra Cantalupa e Frossasco (Torino). Dopo la morte di Adolfo Serafino, la 44a Divisione "Val Chisone" assunse il suo nome e fu comandata dal fratello Ettore.
La motivazione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria di Adolfo Serafino dice: "Ufficiale degli alpini, dopo l'armistizio impegnava nella zona di Massa Carrara combattimento contro forze tedesche, assumendo di iniziativa anche il comando di una batteria. Ritornato in Piemonte organizzava le prime formazioni partigiane delle valli pinerolesi, divenendo poi capo di stato maggiore della Divisione alpina autonoma "Val Chisone" e partecipando a varie azioni di sabotaggio. Nel novembre 1944, circondato da forze soverchianti, con una banda di patrioti si poneva alla testa di alcuni ufficiali, decisi, pur essendo consci del sicuro sacrificio, a resistere fino all'estremo per ritardare l'avanzata del nemico e consentire di mettere in salvo uomini ed armi. Impegnato il combattimento, dopo varie ore di lotta, esaurite le munizioni, nell'estremo tentativo di aprirsi un varco con le bombe a mano, veniva falciato dal fuoco nemico, unitamente agli altri ufficiali, attirati dal suo sublime esempio di eroismo. Il suo nome è divenuto leggendario in tutta la Val Chisone ed alla sua memoria fu intitolata la Divisione partigiana «Serafino», che combatté nella stessa valle valorosamente il tedesco fino alla liberazione".
A Buscate, nel Milanese, al nome del valoroso comandante partigiano è stata intitolata una via.