Adolfo Vacchi
Militante socialista e dirigente sindacale a Venezia, era stato a più riprese aggredito dagli squadristi. Nel 1923, privato della cattedra e bandito dalla città, Vacchi fu costretto a trasferirsi con la famiglia a Milano. Qui visse - senza mai venire a patti con i fascisti ed, anzi, educando i suoi giovani allievi agli ideali di libertà - impartendo lezioni private. Durante la guerra, il professore, che era sfollato a Como, aveva ripreso contatti con ambienti antifascisti. Nel 1944, aveva accettato il rischioso compito di organizzare una stazione radio clandestina dell'O.R.I. (Organizzazione per la Resistenza Italiana: un complesso servizio segreto d'informazioni, di sabotaggio e di guerriglia), per collegare i vari gruppi partigiani con la Svizzera e con il Quartier generale degli Alleati. Vacchi riuscì a mandare in onda importanti messaggi e discorsi incitanti alla lotta di liberazione, tra cui uno che ebbe particolare risonanza, perché trasmesso il 25 luglio 1944, primo anniversario della caduta del fascismo.
Il 18 agosto 1944, in seguito a delazione, i fascisti di Como arrestarono il professor Vacchi, ma non riuscirono a trovare uno straccio di prova che gli consentisse di imbastire una qualche forma di processo. Così, la notte del 5 settembre, i militi portarono Vacchi all'esterno del cimitero di Camerlata e lo eliminarono insieme con un giovane partigiano.