Adriano Guerra
Arrestato a Voghera nel 1944 per non aver risposto ai bandi della repubblichina di Salò, il ragazzo era stato consegnato ai tedeschi e deportato in Germania. Mesi di lavoro coatto in un’azienda agricola (Guerra, figlio di contadini sapeva come districarsi) e poi la fuga verso Est, sino a raggiungere i soldati sovietici e con loro la liberazione.
Tornato in Italia Guerra si iscrive al PCI e diventa funzionario della Federazione comunista di Pavia. Lascia l’incarico nel 1956, in dissenso con l’interpretazione del suo partito dei “fatti di Ungheria”. Rientrato nel PCI, Guerra comincia nella redazione milanese de “l’Unità” il lavoro di giornalista. Come redattore del “sindacale” segue nel 1962 la vertenza della Fiat. Negli anni tra il 1966 e il 1971 è a Mosca, come corrispondente dell’organo ufficiale del PCI. Dalla capitale sovietica il primo pezzo che telefona al giornale è sui dissidenti russi. Quando torna in Italia lavora alla creazione del Centro studi sui Paesi dell’Est dell’Istituto Gramsci. Successivamente andrà a dirigere il Centro studi di politica internazionale.
Guerra è stato autore di molti, importanti libri. Ricordiamo qui: “Gli anni del Cominform”, pubblicato nel 1977, “Dopo Breznev” (del 1982), “Il giorno che Chruscev parlò” (1986), “Il crollo dell’impero sovietico” (1996). Con Bruno Trentin Adriano Guerra ha scritto nel 1997 “Di Vittorio e l’ombra di Stalin”. È del 2001 “URSS, perché è crollata” e del 2005 “Comunisti e comunismi”.
L’ultimo lavoro di Adriano Guerra (che, come è stato scritto, è stato tutto teso a “recuperare storicamente il buono del PCI”), è uscito a Roma per la Ediesse nel 2009 ed già stato rieditato; è intitolato “La solitudine di Berlinguer”.
Il 21 febbraio 2011 all’Istituto Gramsci un seminario sulla figura e l’opera di Adriano Guerra.