Afro Zanni
La sua famiglia di antifascisti aveva già dovuto trasferirsi da Reggio Emilia a Torino per sottrarsi alle persecuzioni del regime. Al momento dell'armistizio Afro, che si trovava come allievo alla scuola dell'Aeronautica nel capoluogo piemontese, raggiunse la Valle d'Aosta e divenne partigiano in una formazione operativa nella Valle di Brusson.
Nel febbraio del 1944, combattente dell'XI Brigata Garibaldi, fu catturato durante un rastrellamento in Valle di Lanzo e portato dai nazifascisti a Torino dove, alle "Nuove", era già incarcerato suo padre Alfonso, che era un dipendente dell'Ordine Mauriziano ed era noto come antifascista.
Afro Zanni e il genitore furono deportati insieme a Mauthausen, dove giunsero il 20 marzo 1944. Per Afro, immatricolato col numero 52908, cominciano le peregrinazioni: da Mauthausen al sottocampo di Gusen, di qui a quello di Schwechat-Florisdorf, poi di nuovo a Mauthausen, dove trova suo padre ancora in vita. Gli Zanni, liberati dalle truppe americane agli inizi del maggio 1945, riescono a rientrare in Italia, ma soltanto Afro sopravviverà: suo padre morirà una settimana dopo il ritorno in patria, per gli stenti e le violenze subite.