Agenore Dolfi
Giovane socialista, nel 1921 aderì al Partito comunista a Viareggio, dove lavorava e dove, fino al 1923, fu attivo nelle lotte politiche della Versilia. Emigrato in Argentina, trovò lavoro a Buenos Aires come tipografo. Nella capitale argentina Dolfi divenne segretario della Sezione dei comunisti italiani ivi costituita e nel 1928, quando lui stesso fondò l'Alleanza antifascista, ne assunse la segreteria. Nel 1933, espulso dall'Argentina per la sua attività politica, il comunista versiliese si stabilì in Francia e qui, con lo pseudonimo di "Catena", divenne funzionario del "Soccorso Rosso" internazionale. Nel 1934-35 "Catena" fu per alcuni mesi in Spagna. Le sue valutazioni sulla situazione politica spagnola gli costarono, nel marzo del 1935, l'espulsione dal suo partito. Dolfi sopravvisse in Francia, come rappresentante di commercio e dirigente di piccole aziende, sino all'occupazione tedesca, quando i nazisti lo arrestarono e lo estradarono in Italia. Assegnato al confino nel maggio del 1942 per "attività antifascista svolta all'estero", Dolfi fu rimesso in libertà soltanto dopo la caduta di Mussolini. Quando tornò a Pistoia, si mise subito all'opera per riorganizzarvi i comunisti locali e, soprattutto, la lotta armata contro i nazifascisti che, di lì a pochi mesi, sarebbe cominciata nella provincia. Dopo la morte di Gino Bozzi, toccò a "Catena" reggere, in un momento difficilissimo, il comando della piccola formazione partigiana operante sulle colline sovrastanti San Piero Agliana. Sul finire del gennaio 1944, "Catena" (tornato a Pistoia), continuò ad operare nella Resistenza. Cadde qualche mese dopo, sull'Appennino, nel corso di un'azione contro i nazifascisti.