Alba Dell'Acqua Rossi
Aveva soltanto 12 anni quando i fascisti fecero irruzione nella casa milanese di suo padre, anarchico impegnato, e gli bruciarono tutti i libri nel cortile. La reazione della ragazzina fu quella di impegnarsi nello studio tanto che, si laureò giovanissima in Matematica e Fisica. Nel 1943 Alba Dell’Acqua è già attiva nella Resistenza, con il collega socialista Agostino Di Vona, un insegnante che i repubblichini avrebbero fucilato nel settembre del 1944 nella piazza di Inzago (MI).
Fu proprio Di Vona ad incaricare Alba di trasportare in Piemonte due ricetrasmittenti per consegnarle a Cino Moscatelli. Compiuta con successo la sua missione Alba si accorge di essere stata identificata da due spie fasciste e che non può tornare a Milano a continuarvi l’attività clandestina. Entra così nella II Divisione Garibaldi “Redi”, con l’incarico di organizzare gli ospedali volanti e di curare i feriti negli scontri con i nazifascisti. È l’occasione dell’incontro con Pino Rossi, il “dottore dei partigiani”. Tra sangue e morte, c’è tempo per l’amore. Il 15 marzo 1945 Alba e Pino si sposano; è il comandante di Brigata ad officiare la cerimonia.
Nel dopoguerra Alba Dell’Acqua Rossi è sempre stata molto attiva nelle organizzazioni resistenziali, rendendo spesso testimonianza sui mesi passati a lottare contro nazifascisti. In una sua relazione ebbe a dire: “.. Io sono stata partigiana in Val Sesia, nel Cusio e nell’Ossola e certi problemi mi si sono affacciati durante i rastrellamenti…Era proprio nel momento del rastrellamento, quando i partigiani dovevano nascondersi e spesse volte per parecchi giorni, che si sentiva il bisogno di parlare”...
“Naturalmente, essendo noi giovani di provenienza diversa, di culture diverse è stato fatale che a un certo punto nascesse l’esigenza di approfondire determinati discorsi perché, come potete ben capire, molti ragazzi avevano scelto la via del partigianato partiti da un impulso di ricerca di sé stessi, di ricerca della libertà, di “decidere” finalmente, di dire “siamo noi che decidiamo di noi stessi”. “Però avevano bisogno di razionalizzare la loro esperienza”. “Per razionalizzare la loro esperienza bisognava parlare con loro e, soprattutto –dico una parola un po’ pomposa perché non me ne viene un’altra- era necessario fare qualche lezione di storia.
“Ci sono state poi esperienze che ne hanno generato una molto importante e a cui tengo molto: i Convitti Scuola della Rinascita…L’idea è nata all’interno di un campo di internamento svizzero, dove eravamo finiti dopo la caduta della Repubblica dell’Ossola”.
Alba si apprestava, nonostante l’età molto avanzata, a riprendere con i giovani antifascisti il suo lavoro di testimonianza. È mancata il giorno prima di esser dimessa dall’ospedale dove era stata ricoverata per un controllo.