Alberto Cavallera
"Ai martiri/ dell'eterna libertà/ Cavallera Alberto/ Lemma Antonio/ agenti polizia ferroviaria/ 10-6-1945/ Il Comune": così recita la lapide collocata alla stazione Porta Nuova, a ricordo dei due ultimi caduti della Guerra di liberazione a Torino. Cavallera, che a Cuneo faceva il meccanico, nel febbraio del 1944 si era portato in Val Varaita ed era entrato, come partigiano combattente, nella locale Brigata Garibaldi. Nominato capo nucleo, il ragazzo era poi passato, con l'incarico di comandante di squadra, nella SAP di Cuneo, e nel dicembre aveva assunto l'incarico di commissario di distaccamento. Dopo la Liberazione, Cavallera (come parecchi ex partigiani), era stato arruolato nella polizia ausiliaria e prestava servizio alla stazione di Porta Nuova. Il 10 giugno 1945 si trovava nella palazzina del comando della Polizia ferroviaria, quando vi entrarono due altri "ausiliari". Erano Ernesto Sesia e il giovanissimo Antonio Lemma. Sesia e Lemma accompagnavano al Comando due individui, che avevano notato poco prima sotto una pensilina e che avevano fermato, insospettiti dal loro atteggiamento e dal loro abbigliamento quasi militare. I fermati (come risultò poi, due SS italiane munite di documenti tedeschi), furono accompagnati da Sesia e Lemma all'Ufficio Disciplina, dove avrebbero dovuto essere accuratamente perquisiti. Le SS, distratti con uno stratagemma gli agenti di polizia, estrassero le pistole e aprirono il fuoco sui poliziotti presenti. Cavallera e Lemma furono uccisi; altri due "ausiliari" furono feriti, ma uno di loro (Angelo Bollo), benché colpito, riuscì ad abbattere i fascisti. Un "artista di strada", il marchigiano Franco Biagioni, che gira l'Italia con una sorta di "santuario mobile" (come l'ha definito lo scrittore ed attore Ascanio Celestini), espone tra i suoi ritratti, simili ad "ex voto", anche quello dell'agente ausiliario Alberto Cavallera.