Alberto Ermes Piumati
Figlio di un giornalaio socialista di Salice Terme, allo scoppio della Seconda guerra mondiale prese parte, come caporal maggiore del 38° Reggimento Fanteria "Ravenna", alle operazioni in Jugoslavia. Nel 1942 partecipò alla campagna di Russia, durante la quale fu ferito. Nel dicembre dello stesso anno, combattendo con le nostre truppe in ritirata, meritò la "Croce di guerra" al valore.
L'8 settembre 1943 il giovane graduato si trovava, con il suo Reggimento, in Toscana. Lo sbandamento seguito all'armistizio lo indusse a tornare a casa, per darsi subito alla macchia ai primi bandi repubblichini. Col nome di battaglia di "Staffora", Piumati raccolse attorno a sé, al Poggio Brianzone, un primo nucleo di partigiani, che nel settembre del 1944 diventarono la Brigata Autonoma "Staffora", politicamente vicina alle formazioni di "Giustizia e Libertà".
Fu lo stesso Piumati che, nel novembre del '44, chiese ed ottenne dal CLN di Voghera che la sua brigata fosse inserita nella III Divisione Garibaldi Lombardia "Aliotta". La Divisione comprendeva le brigate "Capettini", "Crespi", "Matteotti", "Pisacane" e, appunto, la 117ª guidata da Piumati, che era stata intitolata a Luigi Cornaggia Medici, caduto in Val Borbera (Alessandria) il 25 agosto 1944. La "Cornaggia" aveva il compito di presidiare lo sbocco delle valli Curone e Staffora e non smobilitò nemmeno nel novembre del '44, quando il generale inglese Alexander lanciò il suo proclama attendista.
Di fronte ai massicci rastrellamenti nazifascisti nell'Oltrepò Pavese, i partigiani della 117ª si limitarono ad arretrare verso Sud, passando in Val Curone. Raggiunta Cantalupo Ligure gli uomini di Piumati si scontrarono col nemico e il 22 gennaio 1945 pagarono il duro scotto di tre caduti in combattimento, ma non rinunciarono alla lotta e, attraversate le linee nemiche, tornarono sulla dorsale tra Staffora e Curone.
Fu qui che, il 31 gennaio, il comando della 117ª, sorpreso a Pozzol Groppo da circa sessanta nazifascisti guidati da un delatore, Piumati fu trucidato. Oltre a lui e ai partigiani Giovanni Torlasco e Fulvio Sala, furono uccisi: Carlo Covini, commissario politico della "Cornaggia"; Lucio Martinelli, ufficiale di collegamento; Anna Maria Mascherini, staffetta e crocerossina.