Alberto Marchesi
Alla prima guerra mondiale aveva partecipato come volontario e, una volta smobilitato, era stato assunto al Ministero delle Poste e Telegrafi. Nel 1925, era stato espulso dall'amministrazione statale per la sua manifesta opposizione al regime fascista. Marchesi si era così dato al commercio, ma questo non impedì che durante il ventennio venisse più volte fermato per sospetta attività cospirativa. In effetti, Marchesi era diventato un militante comunista e, quando fu proclamato l'armistizio, si diede subito ad organizzare la resistenza antifascista a Roma. Formata un'agguerrita formazione armata, alla quale aveva dato il nome di Battaglione del Volga, si collegò all'organizzazione militare romana del Partito comunista, costituendo nella propria casa e nell'azienda che conduceva, un deposito di armi e materiale di propaganda, contribuendo pure alla redazione, alla stampa e alla diffusione di giornali e di volantini. Marchesi partecipò anche a tutta una serie di audaci missioni militari finché, in seguito a delazione, il 12 marzo del 1944, le SS tedesche irruppero nella sua casa. Tradotto in via Tasso vi fu a lungo torturato; quindi i tedeschi, dopo l'azione di via Rasella, decisero di eliminarlo alle Fosse Ardeatine.
Alla memoria di Marchesi è stata concessa la Medaglia d'oro al valor militare con questa motivazione:"Organizzatore ed animatore di formazioni partigiane si distingueva, in difficili circostanze e nella effettuazione di ardite azioni di sabotaggio, per iniziativa, per coraggio e per capacità. Caduto in mani tedesche e barbaramente torturato nelle carceri di via Tasso, era di alto e costante esempio ai compagni di prigionia per nobiltà e fierezza di contegno. Nulla rivelava e manteneva intatta, fino al sacrificio supremo della vita, la fede nella Patria e nella libertà".