Alberto Pretese
Era entrato nella Resistenza aggregandosi alle prime bande partigiane operanti nelle Marche. Il 22 marzo del 1944, Pretese, con altre diecine di patrioti, fu catturato dai nazifascisti nella zona di Cessapalombo. Riuscì fortunosamente a salvarsi, mentre i fascisti portavano a compimento quella che è ricordata come "la strage di Montalto", (dal nome della frazione di Cessapalombo dove avvenne l'eccidio). Da allora Alberto Pretese, che nel dopoguerra si era trasferito Milano e che era molto attivo nell'ANPI, tornò tutti gli anni a Tolentino. Nel suo paese, dopo la Liberazione, erano stati sepolti diciannove dei trentuno partigiani caduti a Montalto, e Pretese non volle mai mancare alla commemorazione delle vittime della strage alla quale era sopravvissuto. Dopo la sua morte (è deceduto all'ospedale dopo essere stato travolto sotto casa, sulle strisce pedonali, da un motociclista), Pretese ha voluto tornare per sempre con i suoi compagni di lotta: cremato, è stato tumulato nel Famedio dei Caduti del cimitero comunale di Tolentino.