Aldo Natoli
Nel 1937 si era laureato a Roma, dove durante gli anni dell’Università si era collegato all’organizzazione comunista clandestina che comprendeva giovani intellettuali, come Pietro Amendola e Lucio Lombardo Radice, e qualche operaio.
Per specializzarsi in oncologia, nel 1939 Natoli era andato a Parigi, e qui aveva conosciuto dirigenti comunisti italiani espatriati in Francia.
Al rientro in Italia il giovane medico fu arrestato con un gruppetto di militanti comunisti di Avezzano, tra i quali Gianni Corbi e Giulio Spallone e deferito al Tribunale speciale.
Condannato a 5 anni di reclusione Aldo Natoli ne scontò 3 nel carcere di Civitavecchia e, dopo la caduta del fascismo, fu tra gli organizzatori della Resistenza a Roma dove, dal settembre del 1943, redasse con Mario Alicata l’Unità clandestina, curando con Pietro Grifone anche un servizio radio.
Dopo la Liberazione eccolo alla testa della Federazione comunista romana del PCI, di cui diviene segretario dal 1948 al 1954 dirigendo anche la struttura comunista del Lazio. Il 1948 è anche l’anno dell’ingresso di Natoli nel Comitato centrale del PCI, della sua nomina a deputato alla Camera, dove sarà riconfermato per altre quattro Legislature, occupandosi soprattutto di economia industriale, di energia nucleare e di urbanistica. Memorabile, in quegli anni, l’impegno di Natoli (che era anche capogruppo del PCI in Campidoglio), contro la politica urbanistica della Giunta democristiana.
L’invasione sovietica della Cecoslovacchia e problemi di democrazia interna con l’allora gruppo dirigente del PCI, determinano nel 1969 la rottura. Radiato dal PCI con Rossana Rossanda, Luigi Pintor e gli altri del gruppo del “Manifesto”, Natoli finirà per staccarsene e si dedicherà prevalentemente a ricerche politiche e storiche. Importantissimi i suoi lavori sulla vita e l’opera di Antonio Gramsci.
Alla notizia della scomparsa di Aldo Natoli, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio alla famiglia ne ha ricordato "l'impegno civile e politico, il contributo alla lotta antifascista, la passione spesa nelle aule del Consiglio Comunale di Roma e della Camera dei Deputati”.
Natoli, ha scritto ancora il Presidente, “sempre diede prova della sua dirittura morale, coerenza ideale, alta qualità intellettuale e culturale. Rimangono di ciò testimonianza i suoi scritti anche del periodo successivo a quelli della partecipazione attiva, in diverse forme, alla vita pubblica. Desidero aggiungere una notazione personale di grandissimo apprezzamento per il suo stile, per il suo profilo umano, per la collaborazione che mi diede in Parlamento, per l'amicizia che mi mostrò anche celebrando il mio matrimonio in Campidoglio".