Aldo Negri
Di famiglia socialista, si era avvicinato ai comunisti istriani e, nel 1941, aveva aderito al partito, diventandone uno dei maggiori dirigenti nell'Istria meridionale. Nel 1943 era stato arrestato ma, caduto il fascismo e tornato in libertà, già l'8 settembre aveva guidato una marcia popolare, che aveva imposto la resa ai carabinieri che presidiavano Piedalbona. Cinque giorni dopo, alla testa dei minatori italiani e croati del bacino carbonifero, Negri riuscì a respingere anche i tedeschi che avevano assunto il controllo della zona. Il mese successivo, con i nazisti ridiventati padroni del campo, il giovane (nonostante avesse una gamba anchilosata), riparò nei boschi per continuare la lotta armata contro i tedeschi. Nel novembre, Negri divenne membro del Comitato di liberazione dell'Istria e nel 1944, designato a rappresentare la minoranza italiana nel Consiglio antifascista di liberazione nazionale della Croazia, gettò le basi dell'Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume. Caduto in un'imboscata mentre si stava trasferendo con i suoi partigiani da Rovigno a Parenzo, fu ucciso dal piombo tedesco. Alla sua memoria fu conferito l'ordine di "Eroe del popolo".