Aldo Parmeggiani
Parmeggiani - lo testimoniano la medaglia d'Argento dell'Ordine al valore del governo italiano, la Stella partigiana di 3° grado dell'allora governo jugoslavo e, soprattutto, i ricordi dei suoi compagni di lotta - è stato uno dei più valorosi partigiani italiani combattenti all'estero. L'8 settembre del 1943 fu sorpreso dall'armistizio mentre si trovava, era tenente di complemento, nel caposaldo di Sinj, presso Spalato. Il giovane ufficiale era al comando della 9a compagnia del 25° Reggimento Fanteria; l'intero comando del 25° Fanteria era caduto in mano ai tedeschi, ma Parmeggiani, con altri quattro ufficiali e alcuni soldati della sua compagnia, riuscì a sottrarsi alla cattura e ad unirsi ai partigiani jugoslavi. Nacque così la "Taljanska ceta" (compagnia italiana) che, già nell'ottobre, raggruppando altri soldati italiani passati con la resistenza, sarebbe diventata a Livno il battaglione "Giacomo Matteotti", inserito nella 3a Brigata Proletaria della Kraina. Il "Matteotti", che era comandato da Adriano Host, si distinse nei violenti combattimenti contro i temuti reparti tedeschi della "Prinz Eugen". Ferito a Banja Luka, nel marzo del 1944 Aldo Parmeggiani fu nominato comandante del battaglione. Per mesi e mesi affrontò i tedeschi combattendo in Dalmazia, Bosnia, Herzegovina, Sangiaccato, Montenegro, Serbia, Slovenia e Croazia. Nell'ottobre del 1944 gli uomini del "Matteotti" parteciparono, con l'altro battaglione italiano "Garibaldi", alla liberazione di Belgrado. Gli italiani combatterono, di casa in casa, a fianco dei partigiani jugoslavi e dei soldati sovietici del generale Tolbukin e, in riconoscimento del loro valore e con l'apporto delle centinaia di soldati italiani liberati dalla prigionia, alla quale li avevano costretti i tedeschi, fu decisa la costituzione della Divisione garibaldina "Italia" formata dalle Brigate "Mameli" e "Fratelli Bandiera". Parmeggiani e gli uomini della Divisione "Italia" continuarono la lotta sin oltre la fine della guerra in Italia. Il 9 maggio del 1945 erano ancora impegnati nella battaglia per la liberazione di Zagabria. I garibaldini dell'"Italia", e con loro Parmeggiani, furono rimpatriati soltanto il 2 luglio 1945. Tornato a Udine, il comandante del "Matteotti" riprese l'insegnamento, lasciato tanti anni prima, ma mantenne sempre i contatti con i superstiti di tante battaglie, che aveva avuto occasione di definire "gli antesignani della nuova Europa".