Aldo Vespa
Risiedeva a Pavia, dove frequentava il secondo anno della Facoltà di chimica industriale. Chiamato alle armi, era tenente quando, dopo l'8 settembre 1943, rifiutò di aderire alla RSI. Il giovane ufficiale, che si era dato alla macchia, il 21 giugno del 1944 entrò nella 51ma Brigata Garibaldi. Gli fu affidato il comando di 500 partigiani GL operanti nell'Oltrepò Pavese, alla testa dei quali ebbe numerosi scontri contro i tedeschi. Il 6 novembre del 1944 il giovane, che si era recato a Milano per un incontro con esponenti del CLN, cadde nelle mani della polizia. Rinchiuso a San Vittore, vi restò poco più di quindici giorni e fu poi trasferito nel campo di concentramento di Bolzano, dove rimase sino al 19 gennaio 1945. Deportato a FlossenbŒrg, il giovane vi morì poche settimane dopo, a causa delle sevizie subite dalle SS. Due lettere di Aldo Vespa ad una compagna di Università, sono riportate nel libro curato da Mario Avagliano Generazione ribelle. Vi si parla, oltre che della certezza della sconfitta dei nazifascisti, della preparazione di esami universitari; un sogno, quello della laurea in chimica, che per il ragazzo sarebbe svanito nei rigori del lager, anche se l'Ateneo di Pavia glie l'avrebbe poi conferita "honoris causa".