Aleandro Longhi
Attivo antifascista, Longhi nel 1942 fu arrestato e deferito al Tribunale speciale. In attesa del processo, passò dalle carceri di Marassi a quelle di Apuania e, infine, a "Regina Coeli". La caduta di Mussolini gli consentì di riacquistare la libertà e, da Roma, di tornare a Genova. Nel capoluogo ligure prese subito parte alla Resistenza, organizzando la lotta armata a Sestri Ponente e in altre località della Liguria. Comandante di un GAP, cadde nelle mani del nemico che, dopo averlo sottoposto a tortura nella fortezza genovese di San Giuliano, lo passò per le armi. Il giorno stesso della fucilazione "Bianchi" (questo il nome di copertura dell'operaio comunista), poté scrivere alla madre una lettera, oggi conservata presso l'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, che dice: "Cara mamma, Mi devi perdonare di questo grande dolore che ti reco. Lo sai io sono sempre stato comunista, e per questo devo pagare con la vita. Cara mamma non devi piangere, e devi essere forte, come sono forte io. Io ho fatto sempre il mio dovere di operaio, non ho mai fatto male a nessuno, in questo momento non devo rimproverarmi niente. Un giorno ho visto Eugenio a Genova, mi rincresce che non abbia potuto venire a trovarti. Il pensiero è tutto per te e per i miei fratelli. Ho parlato con il reverendo; mi promise di venirti a trovare, per farti coraggio, lui ti può dire la mia calma. Il Partito mi diede degli incarichi che feci tutto il possibile di assolvere. Mi ero impegnato di fare uscire l'Unità e sono riuscito a stampare il primo numero. Tanti saluti e baci a tutti, Eugenio, Osvaldo, Nello e alla piccola Silvana e Rina, Tanti baci a Vittoria, Ettore e suoi figli, tanti baci a zio Giuseppe e sua moglie e figli. Cara mamma, tanti baci Tuo figlio Aleandro".