Alessandro Brucellaria
Faceva ancora lo scalpellino quando, nel 1931, aveva preso i primi contatti con l’antifascismo militante e nel 1938 aveva aderito al P.C.d.I. clandestino, cominciando a diffondere l’idea comunista tra i compagni di lavoro in un laboratorio di marmi e tra i giocatori della “Carrarese”, nella quale giocava come mediano.
Dopo la caduta di Mussolini, Brucellaria è tra i membri del Comitato di Salute Pubblica che diventerà il CLN di Apuania. Col nome di battaglia di “Memo” sarà alla testa dei gappisti che, la notte tra il 14 e il 15 luglio 1944, assalteranno la caserma della GNR di Carrara procurandosi un ricco bottino di armi. È il 17 agosto quando “Memo”, che per decisione del CLN di Carrara e di quello di Sarzana (SP), è a capo della 1a Brigata partigiana “Ugo Muccini” attacca, mettendolo fuori combattimento, un battaglione di SS tedesche a Bardine di San Terenzio Monti (SP).Trasferitasi sulle Apuane, nel parmense, la formazione si ingrandisce e, quando in un combattimento muore il patriota Gino Menconi, ne assume il nome e continua la lotta contro i nazifascisti.
È la notte tra il 27 e il 28 febbraio 1945 quando, per una soffiata, i tedeschi riescono a catturare a Carrara il comandante “Memo” ed alcuni suoi uomini. Ma il successo è di breve durata. Brucellaria e i suoi sono liberati dalla popolazione di Carrara che, guidata dal CLN apuano, insorge e libera la città un giorno prima dell’arrivo dei soldati angloamericani.
Nel dopoguerra Brucellaria non riesce ad evitare di essere coinvolto nella persecuzione degli ex protagonisti della Resistenza ed è costretto a espatriare; quando rientra, riprende la sua attività nel settore del marmo e contrasta i tentativi di infiltrazione mafiosa. Militante del PCI, allorchè il suo partito cambia nome, aderisce a Rifondazione comunista, la cui Federazione di Massa-Carrara presiede sino alla morte.
Un monumento al “Memo” e a tutti i suoi compagni partigiani, è stato eretto a Carrara, nel cimitero di Turigliano.