Alessandro Cavriani
L'8 settembre 1943, la sua nave (il cacciatorpediniere "Vivaldi, dove era imbarcato in qualità di assistente di squadriglia) ebbe l'ordine, dall'ammiraglio Carlo Bergamini, di raggiungere, conformemente alle clausole d'armistizio, una nuova destinazione. Durante la navigazione il "Vivaldi", duramente colpito dai cacciabombardieri tedeschi, si autoaffondò. Con la nave si inabissò, con Cavriani, anche il capo meccanico Virginio Fasan. Questa la motivazione della MdO all'eroico capitano: "Valoroso ufficiale imbarcato per la durata dell'intero conflitto su unità fra le più attive, aveva già messo in luce elette qualità militari, d'animo e professionali, meritando fra l'altro due decorazioni al valor militare. Nel corso di ardua missione di guerra nella quale la silurante su cui era imbarcato quale assistente di squadriglia, affrontava il nemico in acque ristrette e fortemente insidiate da mine, cooperava con bravura e serenità alla condotta dell'azione e, incurante di ogni pericolo, interveniva nella lotta contro i gravi incendi e le avarie che l'offesa di mezzi costieri ed aerei aveva inflitto alla unità. All'ordine di abbandonare la nave, ormai ridotta in precarie condizioni, la lasciava fra gli ultimi, dopo essersi accertato della esecuzione delle manovre per l'autoaffondamento. Raggiunta in acqua un'imbarcazione di naufraghi, con l'animo ancora proteso alla bella nave che si inabissava con apparente eccessiva lentezza, si lanciava a nuoto, incurante del richiamo del Comandante, e tornava a bordo per maggiorarne le vie di acqua, conscio di rinunciare così ad ogni possibilità di salvezza. Ai naufraghi che seguivano l'inabissarsi della unità, riappariva sul castello nell'imminenza dell'affondamento assieme al sottufficiale che lo aveva seguito, diritto nel saluto alla Bandiera cui offriva l'olocausto di una nobile esistenza che aveva voluto legare al destino della nave".