Alessandro Vaia
In un libro autobiografico, pubblicato nel 1977 dalla Teti Editore col titolo Da galeotto a generale, Vaia comincia parlando dei suoi nonni che, racconta, "vivevano in una catapecchia in mezzo alla campagna, in una frazione di Gussola. Erano braccianti giornalieri poveri, che avevano conosciuto anche gli stenti dell'emigrazione. Mangiavano quasi sempre polenta, solo qualche volta la minestra, e la carne l'assaggiavano quando tiravano il collo a una gallina in occasione delle grandi feste. Non avevano luce elettrica e alla sera accendevano un lumino ad olio perché la lampada a petrolio costava troppo. I soldi che guadagnavano bastavano appena per non morire di fame". Questo l'ambiente nel quale Alessandro è cresciuto e non stupisce, quindi, che avendo aderito, ragazzo, alla gioventù comunista, finisse agli arresti nel 1928 a Milano, mentre prestava servizio nella Scuola allievi ufficiali di complemento.
Il 30 gennaio 1929 il Tribunale speciale lo condanna a 5 anni di reclusione militare a Gaeta. Scarcerato nell'ottobre del 1932, il giovane espatria clandestinamente in Francia nel 1934. Nella Saar, nel gennaio 1935, è attivo propagandista tra le truppe italiane, lì dislocate per mandato internazionale. Subito dopo lavora presso l'Ufficio estero della Confederazione del lavoro e frequenta poi, a Mosca, la Scuola leninista.
Nel giugno del 1937 l'antifascista italiano è in Spagna, per far opera di propaganda presso le truppe mandate da Mussolini a sostenere i franchisti. Diventa poi comandante della 12ma Brigata "Garibaldi", che combatte nella Spagna centrale, in Estremadura, sull'Ebro e che, sul fronte di Barcellona, merita il riconoscimento di "migliore unità" della 45ma Divisione. Caduta la Repubblica spagnola, per Vaia cominciano gli anni del domicilio coatto, del campo di concentramento, del carcere. Poi l'evasione, la lotta nelle file dei Francs-Tireurs-et-partisans, il rientro in Italia attraverso la Svizzera e, dopo una breve sosta a Milano, la partenza per le Marche.
Qui Vaia comanderà la costituenda Divisione "Garibaldi", che sferrerà, con l'apporto dei GAP, durissimi colpi ai nazifascisti e che, nell'imminenza dell'offensiva alleata, il 7 luglio 1944 libererà Osimo. L'ex garibaldino di Spagna (chiamato a Roma a rappresentare, nell'ANPI appena costituita, le Brigate "Garibaldi"), chiede di partire per il Nord. Nei pressi di Carrara attraversa la Linea Gotica e, giunto a Milano ai primi di marzo del 1945, assume l'incarico di commissario di guerra del Comando Piazza, che coordinerà l'insurrezione vittoriosa del 25 aprile.
Dopo la Liberazione, ecco Alessandro Vaia tra i massimi dirigenti comunisti dell'Alta Italia, poi segretario delle Federazioni di Cremona e di Brescia, quindi vice segretario a Milano e responsabile della Commissione agraria. Sua la decisione di fondare la Casa editrice Aurora, Interstampa, il Centro culturale "Concetto Marchesi". Vaia è anche stato tra gli organizzatori (perdurando la dittatura franchista), di "Spagna Libera"; ha dato impulso a "Italia-Vietnam", alla Federazione internazionale della Resistenza, e alla nascita di Rifondazione comunista.