Alfredo Bani
L'8 settembre 1943, la notizia dell'armistizio lo colse mentre prestava servizio, come volontario, nei Vigili del Fuoco di Firenze. Verso la fine del mese, Bani, con un compagno, incrocia per strada un soldato tedesco ubriaco e lo disarma. Con quella pistola, di cui si è facilmente impadronito, il "Pompierino", come sarà chiamato durante la Resistenza, raggiunge nei pressi di Vidiciatico, sull'Appenino bolognese, il primo nucleo partigiano che Gino Bozzi vi sta radunando.
Bani partecipa coraggiosamente a molte azioni sull'Appenino toscano e quando Bozzi cadrà, il 4 gennaio del '44, in un scontro con i fascisti, sarà proprio il "Pompierino" a venire eletto dai patrioti comandante della formazione. Quando, con i suoi uomini, Alfredo Bani si sposta sull'Appennino emiliano e i suoi partigiani, unendosi a quelli di Mario Ricci ("Armando") fondano, nel Modenese, la Repubblica partigiana di Montefiorino, il "Pompierino" è nominato vice comandante militare della Brigata Garibaldi "Gino Bozzi".
Poi l'attacco tedesco alla Repubblica di Montefiorino, il ripiegamento verso la Toscana, lo spostamento in Garfagnana, la liberazione di Fornaci di Barga (Lucca), l'insediamento a Coreglia Antelminelli (Lucca). È qui che la Brigata Garibaldi "Bozzi" si scioglie e il "Pompierino", con molti dei suoi partigiani, rispondendo all'appello dei partiti democratici, nell'ottobre 1944 si arruola nel "Gruppo di combattimento Cremona". Ne seguirà le vicende: dalla battaglia del Senio alla liberazione di Alfonsine (di cui Bani diverrà cittadino onorario), alla rincorsa, sino a Venezia, delle truppe tedesche in rotta.
Nel dopoguerra, rientrato nella vita civile, Bani diverrà, sino al pensionamento, un dipendente del Comune di Firenze, mantenendo fede, fino alla morte, agli ideali di libertà e democrazia che lo avevano sorretto in gioventù.