Alfredo Poggi
Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale, fu per tutta la sua lunga vita coerentemente antifascista. Subì a Lucca, dove insegnava in un liceo, le aggressioni degli squadristi; insegnò anche a Cuneo e a Genova, ma dovette rinunciare nel 1930 a insegnare all'Università, avendo rifiutato di giurare fedeltà al regime fascista. Dopo la caduta di Mussolini l'anziano professore, che aveva continuato a lavorare ai suoi libri filosofici, non esitò ad entrare nella Resistenza genovese. Membro del locale CLN in rappresentanza del PSI, Alfredo Poggi cadde nelle mani della polizia col figlio ventitreenne Antonio. Trattenuto nel campo di Bolzano-Gries vi rimase (col numero di matricola 9096), sino alla Liberazione. Il suo figliolo, deportato a Dachau il 5 ottobre del 1944, non avrebbe più fatto ritorno; morì infatti nel lager di Clausthal il 6 aprile 1945. Nell'immediato dopoguerra al professor Poggi, che è stato anche consigliere comunale di Genova per il PSDI, fu affidata la direzione del quotidiano Il Lavoro Nuovo. Quando, nel 1958, il docente rientrò nel PSI divenne membro del Consiglio superiore della magistratura. Scrittore molto fecondo, di Alfredo Poggi ricordiamo qui, oltre agli scritti su Kant e i saggi di religione e di filosofia, il libro Socialismo e cultura, scritto nel 1925. A Sarzana gli è stata intitolata la seconda Scuola media statale.