Amedeo Peruch
Attivo nel Partito comunista clandestino, al momento dell'armistizio Peruch era entrato a far parte dei GAP di San Donà di Piave, che gli affidarono la custodia delle armi del Gruppo. Il contadino aveva nascosto il piccolo arsenale in una sorta di deposito per gli attrezzi agricoli, situato presso la cascina nella quale abitava con la moglie, Marcella Montagner.
Forse per una soffiata, nel gennaio del '44 i fascisti arrivarono alla casa di Amedeo Peruch, che riuscì a non farsi sorprendere e a mettersi in salvo. Così i fascisti presero Marcella in ostaggio e, perché la liberassero, il contadino decise di consegnarsi spontaneamente. Rinchiuso nel carcere di Santa Maria Maggiore, dopo alcuni mesi Amedeo Peruch fu processato dal Tribunale speciale, che lo mise "a disposizione per rappresaglie"; puntualmente, il giorno dopo la sentenza, il contadino fu fucilato con Gustavo Levorin e altri undici prigionieri (alcuni dei quali stavano per essere scarcerati), in risposta ad un attentato contro il Comando provinciale della GNR di Ca' Giustinian.
Dopo la Liberazione, una strada del centro di San Donà di Piave è stata chiamata "Via Tredici Martiri".