Amos Calderoni
Appena diciottenne, subito dopo l'8 settembre 1943 era entrato nella Resistenza. Distintosi in numerose azioni, il ragazzo fu nominato comandante della 12a Compagnia dell'VIII Brigata Garibaldi "Romagna". Nell'aprile del 1944, quando le unità corazzate tedesche della "Hermann Goering", affiancate da truppe della repubblichina fascista di Salò, investirono la valle del Bidente, il comando della "Romagna" ordinò a Calderoni, che operava col commissario politico Terzo Lori, di coprire il ripiegamento della Brigata. Il giovanissimo comandante dispose i suoi garibaldini su un'altura sopra Biserno. Qui si oppose, per ore, agli assalti dei tedeschi sino a che, rimasto solo, cadde combattendo. La motivazione della Medaglia d'oro ad Amos Calderoni ricorda:: "Ardente assertore, fin dall'inizio, della lotta di liberazione, entrava a far parte di una formazione partigiana, assurgendo, per le sue eccezionali qualità di valoroso combattente e trascinatore, al grado di comandante di compagnia. Ricevuto l'ordine di sbarrare il passo ad una delle più agguerrite unità tedesche, con quaranta compagni si attestava su una posizione dominante, allo scopo di ritardare l'avanzata nemica e di permettere alla sua brigata di sfuggire al rastrellamento. Attaccato da preponderanti forze sostenute da intenso fuoco di artiglieria, teneva valorosamente fronte all'avversario causandogli sensibili perdite e benché rimasto con soli tre superstiti continuava l'eroica ed impari lotta. Vista vana ogni ulteriore resistenza, ordinava loro di rientrare al reparto e restava solo sul posto per coprirne la ritirata. Rimasto completamente solo, uno contro cento, dopo aver sparato l'ultima cartuccia e lanciata l'ultima bomba a mano, cadeva sopraffatto donando la propria vita per avere voluto salvare quella dei tre compagni. Fulgido esempio di eccelso valore, di ardimento senza pari e di sublime cameratismo".