Angelo Castiglioni
Catturato dai nazifascisti nello stabilimento dove lavorava e nel quale era entrato a far parte dell’organizzazione clandestina antifascista bustese, il giovane Castiglioni era stato arrestato e duramente interrogato prima nella scuola “De Amicis” di Busto e poi, a Milano, nel carcere di San Vittore.
Le torture non servono a fargli svelare i nomi dei suoi compagni. Tanto che i nazifascisti lo deportano a Flossenburg, dove è immatricolato col numero 43549. In stato di incoscienza è trasferito a Terezin, di dove la CRI riuscirà a riportarlo in Patria nell’agosto del 1945.
Seguono anni di degenza in ospedale e, finalmente, l’incontro con due compagni che lo aiuteranno a rompere il suo doloroso, decennale silenzio.
Così Angelo Castiglioni comincia a portare nelle scuole varesine, come dirà, il dovere etico della memoria, “la voce degli amici che da quell’inferno non sono più rtornati”. È grazie anche a lui se il Tempio civico di Sant’Anna, dove sono custodite le lapidi con i nomi dei Caduti bustesi in guerra e nei Lager tedeschi, è diventato punto di riferimento per iniziative cittadine per la diffusione della cultura della pace e della fratellanza.
Negli ultimi vent’anni Castiglioni ha ricevuto molti prestigiosi riconoscimenti. L’ultimo, un mese prima della sua scomparsa (per la quale è stato decretato i lutto cittadino), la intitolazione della piazzeta di Busto Arsizio prospiciente il Tempietto di Sant’Anna.