Angelo Joppi
Si era arruolato nell'Arma nel 1923 e, dal 1924, aveva prestato servizio presso la Stazione di Selci Sabina e a Roma. Al termine della ferma, aveva affiancato il padre nel lavoro di bottega a Viterbo e si era sposato. Padre di quattro figli, nel 1940 Angelo Joppi era stato richiamato in servizio. Frequentato il corso allievi sottufficiali, nel 1941 Joppi è brigadiere presso la Compagnia Comando della Legione "Lazio". Vi resta sino all'armistizio, quando si dà alla macchia nel Viterbese. Tornato nella Capitale occupata dai tedeschi, ai primi d'ottobre del 1943, il sottufficiale entra nell'organizzazione clandestina dell'Arma, diretta dal generale Filippo Caruso. È protagonista di numerose, temerarie azioni contro i nazifascisti. Il 14 gennaio 1944 è Joppi a lanciare, in Via Tasso, due bombe a mano nel cortile del Comando della polizia tedesca. Il 7 marzo il sottufficiale riesce a sottrarsi alla cattura, quando la polizia fascista fa irruzione in una bottega della romana Via del Vantaggio, trasformata in base e deposito d'armi della Resistenza. Joppi non desiste: una settimana dopo è protagonista dell'attacco, in Via Tomacelli, contro una colonna di fascisti proveniente dal cinema "Adriano". Ma il sottufficiale dei carabinieri si è esposto troppo. Ancora qualche giorno e Joppi, tradito da una spia, è arrestato dai tedeschi mentre si trova con una delle giovani figlie (Liliana, di 17 anni), alla stazione ferroviaria di Piazzale Flaminio. Tradotto nel carcere di Via Tasso, Joppi è sottoposto a terribili torture, che non valgono a piegarlo e a fargli rivelare ciò che sapeva sull'organizzazione clandestina diretta da Caruso. Dopo mesi di detenzione e di sevizie, che lo avrebbero reso invalido, il valoroso carabiniere è condannato a morte. Il 3 giugno, con altri resistenti destinati al martirio, è caricato su un camion diretto fuori Roma. Il mezzo si guasta e Joppi, con gli altri, è riportato in Via Tasso. Si salverà per il sopraggiungere degli angloamericani. La motivazione della massima ricompensa al valor militare recita: "Sottufficiale dei Carabinieri Reali, capo squadra del fronte militare di Resistenza della Capitale (Banda CC.RR. Caruso) audace fino alla temerità, sempre primo in ogni ardua contingenza e in ogni iniziativa rischiosa, sfidando impavido le insidie della polizia nazi-fascista che lo ricercava attivamente, eseguì personalmente diversi ed importanti atti di sabotaggio e di distruzione contro il nemico. Arrestato una prima volta, riuscì a fuggire dalle mani della polizia fascista, seguitando imperturbabile la sua intensa attività di organizzatore. Arrestato successivamente e rinchiuso nelle tetre prigioni di via Tasso, vi giacque per circa novanta giorni, subendo ventotto martorianti interrogatori e le più atroci, massacranti, immense torture, per estorcergli rivelazioni sull'organizzazione del fronte militare di resistenza. Sopportò con adamantina, eroica fermezza i più strazianti, feroci supplizi, che resero il suo corpo permanentemente invalido, per nascondere severamente il segreto. Luminoso, sublime esempio di alte virtù militari, di assoluto sprezzo del pericolo, di completa, appassionata dedizione alla causa della Patria. - Fronte militare di resistenza, settembre 1943 - giugno 1944 - Regio Decreto 15 maggio 1946". Dopo essersi lentamente e dolorosamente ripreso dai tanti traumi provati, Joppi, promosso maresciallo capo dei CC, sarà collocato nella riserva nel giugno del 1962 col grado di tenente. È spirato, a ottant'anni, in un ospedale romano. Nel 1991, il Comando generale dell'Arma ha deliberato l'intitolazione ad Angelo Joppi della caserma che, a Bomarzo (Viterbo), ospita la stazione dei carabinieri.